Dal 1° gennaio 2025, i lavoratori con redditi annui tra 8.500 e 9.000 euro stanno subendo una vera e propria ingiustizia fiscale. A denunciarlo sono i sindacalisti Roberto Ferrari e Davide Iviglia di Cgil, che parlano apertamente di un impegno disatteso da parte del Governo. La questione riguarda l’effetto paradossale del nuovo taglio del cuneo contributivo, introdotto con l’ultima legge di bilancio.
Addio al Bonus 100 euro: cosa è successo
La norma ha ridotto l’imponibile fiscale, facendo così scendere molti lavoratori sotto la soglia minima per ricevere il trattamento integrativo Irpef, il cosiddetto Bonus 100 euro, introdotto dal governo Conte 1. Un paradosso tutto italiano: il taglio del cuneo, pensato per aumentare il netto in busta paga, ha avuto l’effetto opposto per chi guadagna meno.
Chi ha un reddito compreso tra 8.500 e 9.000 euro annui ha infatti perso il diritto a quel bonus, con una perdita secca di circa 1.200 euro l’anno. In pratica, 100 euro in meno al mese per lavoratrici e lavoratori già in difficoltà.
Il silenzio del Governo dopo la promessa
Il Governo era a conoscenza del problema. Lo aveva riconosciuto pubblicamente. La sottosegretaria al MEF, Lucia Albano, lo scorso gennaio, aveva dichiarato alla Commissione Finanze della Camera che ci sarebbe stata “un’attenta valutazione” su un’eventuale estensione del bonus anche a chi ha redditi così bassi.
A oggi, però, nessun intervento è stato fatto. Nessuna correzione è arrivata, e le buste paga continuano a essere più leggere. Lo stesso vale per chi percepisce la NASpI e riceve il trattamento integrativo da Inps. Un silenzio che pesa, soprattutto per chi ogni mese fa i conti con bollette, affitti e spese alimentari sempre più alti.
Le accuse dei sindacati
“La situazione è inaccettabile – affermano Ferrari e Iviglia –. Chi vive di reddito fisso evidentemente non è una priorità per questo Governo, più interessato a flat tax e condoni”. I due sindacalisti ribadiscono l’impegno a difendere i lavoratori poveri “con ogni strumento a nostra disposizione”.
Intanto, chi ha meno di 9.000 euro annui di reddito continua a lavorare con 100 euro in meno al mese, in attesa di una promessa governativa che, al momento, resta solo negli annunci.