Dal 1° gennaio 2025, cambiano le regole per ottenere la NASpI. La Legge 207/2025 introduce un nuovo requisito contributivo che penalizza chi ha interrotto volontariamente un rapporto di lavoro nei 12 mesi precedenti alla richiesta di indennità.
Cosa cambia per i lavoratori metalmeccanici
Fino al 31 dicembre 2024, per ottenere la NASpI, bastava:
- Perdita involontaria del lavoro
- Almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti
Dal 2025, chi nei 12 mesi precedenti al licenziamento o alla scadenza di un contratto a termine, si è dimesso volontariamente o ha accettato una risoluzione consensuale dovrà dimostrare almeno 13 settimane di contribuzione successive alla cessazione volontaria. Condizione che potrebbe essere impossibile dimostrare in talune circostanze: pensiamo al caso di chi si dimette per cambiare lavoro e poi viene licenziato durante il periodo di prova.
Obiettivo della nuova norma
Lo scopo della riforma è impedire che i lavoratori, dopo essersi dimessi volontariamente, trovino un nuovo impiego temporaneo per poi essere licenziati – in accordo con il datore di lavoro – e accedere alla NASpI aggirando il pagamento del ticket licenziamento.
Chi è escluso dalla restrizione
Le nuove regole non si applicano ai recessi motivati da:
- Giusta causa
- Maternità/paternità tutelata
- Risoluzione consensuale nell’ambito di specifiche procedure (art. 7 L. 604/1996 e art. 3, comma 2, D.Lgs. 22/2015)
Un rischio per chi cambia lavoro
La norma penalizza chi cambia impiego e, al momento dell’interruzione del rapporto e della richiesta NASpI, non supera le 13 settimane di contributi. Per i metalmeccanici, il problema è ancora più grave perché:
- periodi di prova spesso durano meno di 13 settimane
- il datore di lavoro può interrompere il contratto prima del termine
- il lavoratore si ritrova senza stipendio e senza NASpI
Disparità di trattamento
La stretta sulla NASpI non riguarda i lavoratori licenziati per giusta causa o giustificato motivo soggettivo. Questo crea un’ingiustizia, perché chi ha commesso gravi comportamenti può accedere alla disoccupazione, mentre chi ha cambiato lavoro in buona fede rischia di restare senza tutele.