Il settore metalmeccanico è a un punto di svolta. Non si può più accettare un modello di contrattazione in cui il costo della crisi ricade sempre sui lavoratori. Il sindacato è pronto a imporre un nuovo equilibrio tra salario, produttività e diritti. A dichiararlo è il Segretario Generale Uilm Rocco Palombella durante le 3 assemblee nazionali tenutesi venerdì 21 marzo. Un passaggio preliminare verso lo sciopero nazionale del 28 marzo prossimo.
Palombella: “Il vecchio patto era un’illusione”
Secondo Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, le aziende devono smettere di considerare il salario come la prima voce su cui tagliare i costi.
“Se alla prima occasione di crisi, i primi a pagare sono i lavoratori questo dimostra che il patto che avevamo costruito era un patto falso. Ora lo stanno mettendo in discussione.”
Per questo motivo, i sindacati sono guardinghi e – anche in considerazione del contesto geopolitico che stiamo attraversando – hanno elaborato una piattaforma di 11 punti, con richieste chiare:
- 280 euro di aumento, certo e con verifica annuale nel mese di giugno in base all’indice IPCA NEI;
- miglioramento del welfare contrattuale;
- più soldi per chi non ha accordi sul salario di produttività.
“Siamo a una svolta”
Il contratto nazionale non può più essere rinnovato senza un confronto vero tra le parti, è questo l’unico modo per arrivare in tempi ragionevoli al rinnovo. E possibilmente entro il mese di maggio, prima che arrivi la “sentenza” dell’indice IPCA NEI comunicato nei primi giorni di giugno di ogni anno.
Palombella lo dice senza mezzi termini:
“Siamo a una svolta. Non si tratta più di un semplice rinnovo contrattuale, ma di cambiare il modello di relazioni industriali.”
Chiaro che secondo il sindacato c’è un problema che va oltre il singolo negoziato. Perchè vengono messe in discussione le regole fissate e condivise fino al 2021.
In passato, il contratto veniva rinnovato senza un’ora di sciopero. Oggi, invece, i lavoratori vogliono certezze sul futuro e soprattutto vogliono che al centro vengano messi i loro problemi:
“L’Europa parla di difesa militare, ma la vera difesa è quella del lavoro, dello sviluppo, degli orari. La vera difesa è il lavoro!”
Aziende chiamate al confronto
L’adesione dei lavoratori alla piattaforma sindacale è stata altissima. Ora è il momento che anche le imprese facciano la loro parte.
“Se vogliamo davvero rilanciare l’industria, dobbiamo partire dai salari. I minimi contrattuali devono aumentare. Se i lavoratori arretrano, arretra tutta l’economia.”
Il messaggio è chiaro: le aziende devono sedersi al tavolo delle trattative e discutere il contratto su basi nuove. E questo si fa “solo se siamo determinati” aggiunge Palombella.
“Le imprese devono accettare di sedersi al tavolo e negoziare sulla nostra piattaforma. Non sulla loro piattaforma. Le ipotesi di scatti e sottoscatti, di welfare, di altro. Oramai abbiamo già dato. E’ tempo di aumentare i salari, perchè se non aumenti i minimi i lavoratori continueranno a rallentare”.