Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici è al centro di uno scontro tra sindacati e Federmeccanica, che si consuma anche oggi, giornata di 8 ore di sciopero nazionale. Secondo Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, i lavoratori non possono più accettare aumenti irrisori. In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, ha denunciato che durante il precedente rinnovo contrattuale, che ha portato 310 euro di aumento al livello C3, non si è fatto altro che recuperare parzialmente, il potere di acquisto dei salari erosi dall’inflazione.
Una secca risposta agli Industriali che sostengono come, al contrario, gli aumenti tra il 2022 e il 2024 siano stati particolarmente rilevanti.
Le dichirazioni a Il Fatto Quotidiano
La verità è un’altra, e non sta nella narrazione di Federmeccanica e Assistal, precisa De Palma, gli aumenti sono stati davvero esigui se confrontari con la situazione complessiva:
“Sì, i metalmeccanici hanno festeggiato sugli yacht a caviale e ostriche. Non scherziamo. La verità è che il nostro contratto ha difeso più di tutti gli altri il salario nei due anni di alta inflazione, che comunque si è mangiata una parte del nostro potere d’acquisto. E negli anni di vigenza del contratto precedente abbiamo avuto aumenti da prefisso telefonico. Vogliamo confermare le norme del precedente contratto e stabilire gli aumenti, loro non vogliono dare certezza e garanzie sugli aumenti”
Aumenti troppo bassi per contrastare l’inflazione
L’espressione “aumenti da prefisso telefonico” usata dal leader sindacale sottolinea la marginalità delle cifre concesse ai lavoratori. In un contesto di inflazione elevata e aumento del costo della vita, i pochi euro aggiunti in busta paga non hanno compensato la perdita di potere d’acquisto.
Molti metalmeccanici hanno visto il valore reale del loro stipendio diminuire, mentre le aziende hanno registrato profitti crescenti. Il problema è che gli aumenti salariali decisi nel contratto precedente si sono rivelati insufficienti a coprire l’aumento dei prezzi. Lo ha sottolineato anche una recente Rapporto dell’OIL come i dati dei salari italiani siano stati compressi dell’8,7% dal 2008 ad oggi.
Una battaglia per un vero aumento salariale
I sindacati chiedono che nel nuovo contratto gli stipendi vengano adeguati in modo concreto e stabile. Non vogliono più una situazione in cui, come accaduto in passato, i lavoratori ricevano aumenti simbolici mentre il costo della vita continua a salire. Ecco perchè hanno negoziato e ottenuto l’aumento dei minimi e la loro verifica annuale in base all’IPCA NEI (cd. Clausola di garanzia). Ora però gli Industriali vogliono rimettere tutto nelle mani dell’IPCA
Fim, Fiom e Uilm insistono per un incremento reale e certo dei salari, che garantisca il potere d’acquisto e non lasci i lavoratori a dover affrontare nuove difficoltà economiche con stipendi bloccati. “Non accettabile che il contratto si trasformi in una scommessa sulla congiuntura economica”, ha tagliato corto De Palma ribadendo il ‘no’ secco alla proposta degli Industriali e alla loro “contropiattaforma”.
Dopo anni di stipendi praticamente fermi, in particolare dal 2008 al 2021 i lavoratori chiedono certezze.
Se le trattative non porteranno a un accordo equo, lo scontro potrebbe intensificarsi, con nuove mobilitazioni e scioperi in tutto il settore metalmeccanico.