Il Decreto Legge 31 marzo 2025, n. 39, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 75, ha introdotto il differimento dell’obbligo assicurativo per le micro, piccole e medie imprese contro i danni da calamità naturali. Le medie imprese dovranno sottoscrivere la polizza entro il 1° ottobre 2025, mentre per le piccole e microimprese il termine è fissato al 31 dicembre 2025.
L’obbligo per le grandi imprese è scattato il 1° aprile 2025, con una moratoria di 90 giorni senza sanzioni.
Il Ministero per il Made in Italy ha aperto un confronto con le associazioni di categoria per chiarire l’applicazione della norma e valutare possibili correttivi in fase di conversione del decreto. Tra le questioni sollevate, una delle più dibattute riguarda i beni in affitto o in leasing. Secondo l’interpretazione del ministero, l’onere assicurativo dovrebbe ricadere su chi utilizza gli impianti, ma le associazioni contestano questa lettura, ritenendola priva di solide basi normative.
Affitto e leasing: chi deve stipulare la polizza?
Molti imprenditori, professionisti e commercianti operano con beni e impianti affittati da privati. La norma, così come formulata, non chiarisce se l’obbligo di stipulare la polizza debba ricadere sul proprietario del bene o sull’utilizzatore. Le associazioni ritengono che attribuire l’onere all’affittuario non abbia fondamento giuridico. Situazione simile per il leasing, dove la proprietà resta alla società finanziaria fino al riscatto.
Secondo le imprese tale aspetto va attentamente valutato, anche tenuto conto che il costo della polizza non fare altro che raddoppiare i costi poiché le imprese già pagato le imposte ambientali.
Le richieste delle imprese
Le organizzazioni imprenditoriali chiedono un chiarimento normativo, preferibilmente tramite un emendamento al decreto, che specifichi chiaramente chi sia responsabile della copertura assicurativa. L’obiettivo è evitare interpretazioni ambigue che potrebbero generare contenziosi tra locatori e conduttori.
Il ministero ha promesso di fornire indicazioni nelle prossime FAQ ufficiali, ma le associazioni ritengono che sia necessario un intervento normativo per risolvere la questione in modo definitivo.