L’industria automobilistica italiana sta vivendo il suo momento più buio dagli anni ’50. I dati del primo trimestre 2025 parlano chiaro: Stellantis ha prodotto solo 109.900 veicoli in Italia, un crollo del 35,5% rispetto allo stesso periodo del 2024.
- Le autovetture crollano del 42,5%: appena 60.533 unità
- I veicoli commerciali perdono il 24,2%: 49.367 unità
Per trovare numeri così bassi bisogna tornare indietro al 1956, quando l’Italia era ancora un Paese in ricostruzione post-bellica. Lo scrive il sindacato Fim-Cisl nel report periodico sull’Automotive in Italia.
Tutti gli stabilimenti in rosso
Nessuna fabbrica è salva. Nemmeno lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, che nel 2024 rappresentava l’unica eccezione positiva, oggi registra performance negative.
La situazione è destinata a peggiorare anche perchè l’effetto dei dazi è ancora da valutare pienamente. C’è un forte rischio quindi di conferma e nuovo ricorso agli ammortizzatori sociali e per l’occupazione di migliaia di lavoratori italiani.
Le promesse di Stellantis: 1 milione di veicoli entro il 2030
Il gruppo cerca di rassicurare l’Italia con un Piano che prevede:
– 2 miliardi di investimenti negli stabilimenti italiani
– 6 miliardi in acquisti dalla filiera italiana
Ma le condizioni sono chiare:
– “Dipenderà dalle risposte del mercato”
– “I nuovi modelli avranno effetto solo dal 2026”
Stellantis tenta un’ultima carta per rilanciare la produzione in Italia, ma il piano industriale presentato ai sindacati lascia ancora troppi interrogativi aperti. Vediamo cosa cambierà stabilimento per stabilimento.
Pomigliano d’Arco: la scommessa sulla piattaforma Small (ma dal 2028)
Lo stabilimento campano, che oggi produce la Panda (termica e mild hybrid), dovrà attendere fino al 2028 per vedere i primi frutti del rilancio. Stellantis ha annunciato:
– Due nuovi modelli compatti su piattaforma Small, dedicata alle city car e alle utilitarie
– Possibile riconversione parziale già dal 2026
– Rischio buco produttivo nei prossimi anni, con la Panda ormai al tramonto
Mirafiori: la 500 elettrica non basta, arriva l’ibrida (ma i numeri restano bassi)
La fabbrica torinese, simbolo della crisi dell’auto italiana, avrà:
– Un nuovo modello ibrido affiancato alla 500e
– Maggior utilizzo degli impianti (oggi lavorano a singhiozzo)
– Nessun aumento significativo dei volumi nel breve periodo
Melfi: sette modelli elettrificati, ma con ritardi
Il polo lucano, specializzato in SUV, vedrà:
– Ibridizzazione delle versioni elettriche previste (inizialmente solo full-electric)
– Portafoglio ampliato a 7 modelli
– Slittamento al 2026 per alcuni lanci
Cassino: la sfida del top di gamma (con troppe incognite)
Lo stabilimento laziale punta in alto con:
– Versioni ibride di Giulia e Stelvio
– Un nuovo modello premium su piattaforma large
– Nessun dettaglio su volumi e investimenti specifici
Atessa: i veicoli commerciali salvano il gruppo (per ora)
Unica nota positiva:
– Nuova gamma large di furgoni
– Mantenimento dei livelli produttivi
Il grande assente: la Gigafactory di Termoli
Nessun annuncio concreto sullo stabilimento di Termoli per le batterie, elemento chiave per la transizione elettrica. Le domande irrisolte:
– Sorgerà a Termoli?
– Quando entrerà in funzione? Nel 2026?
– Quanti posti di lavoro creerà?
Il piano industriale di Stellantis sembra più un tentativo di calmare le proteste che una strategia chiara. Con tempi lunghissimi (il 2028 per Pomigliano) e numeri ancora vaghi, il rischio è che molti stabilimenti non arrivino indenni alla ripresa promessa.