Importante novità per i lavoratori invalidi: con l’ordinanza n. 4724 del 23 febbraio 2025, la Cassazione stabilisce che NASpI e assegno ordinario di invalidità sono cumulabili. Una decisione che smentisce anni di prassi INPS, aprendo nuove possibilità per i percettori di entrambe le prestazioni.
Il caso che ha fatto discutere
Un lavoratore invalido, già titolare di pensione di invalidità, presenta domanda per accedere all’indennità di disoccupazione NASpI. L’INPS respinge la richiesta, sostenendo che le due prestazioni non possono coesistere.
Il lavoratore decide di fare causa. In primo grado ottiene ragione e la Corte d’Appello conferma: non c’è obbligo di scelta tra NASpI e assegno di invalidità, salvo per i casi specifici previsti dalla normativa sulla mobilità.
Cosa dice la Cassazione
La Cassazione, con ordinanza n. 4724/2025, conferma la pronuncia della Corte d’Appello. I giudici sottolineano un principio chiave: le norme che prevedono decadenze da prestazioni previdenziali non si applicano per analogia. Vanno interpretate in modo rigoroso e restrittivo.
Per la Corte, l’unica ipotesi in cui si perde il diritto alla NASpI è quando durante la fruizione dell’indennità di disoccupazione si ottiene anche l’assegno ordinario di invalidità. Ma non vale il contrario: chi è già titolare dell’assegno di invalidità può comunque richiedere e ottenere la NASpI.
Le due prestazioni non sono alternative
Secondo la Cassazione, NASpI e assegno di invalidità non sono obbligazioni alternative. Si tratta di due prestazioni diverse, che si riferiscono a momenti e condizioni differenti della vita lavorativa.
Proprio per questo, non serve alcuna opzione di scelta da parte del lavoratore. Le prestazioni non si escludono a vicenda e possono coesistere, se i requisiti di legge sono rispettati.
Un precedente che cambia le regole
La pronuncia apre la strada a nuovi ricorsi per chi si è visto negare la NASpI solo perché già titolare di assegno di invalidità. Un cambio di passo importante per tutti i lavoratori invalidi che perdono il lavoro e si trovano in difficoltà economica.
L’INPS, che aveva presentato ricorso contro la decisione d’appello, esce sconfitta. La Cassazione respinge in pieno le tesi dell’Istituto, consolidando un principio che potrebbe generare migliaia di domande arretrate.