La crisi che attraversa l’industria metalmeccanica italiana non è più episodica, ma sistemica. A lanciare l’allarme è la Fiom-Cgil, che a pochi giorni dal Primo Maggio presenta un’analisi aggiornata sui dati economici, occupazionali e industriali.
Il segretario generale Michele De Palma richiama l’attenzione delle Istituzioni e delle imprese su un punto chiave: “tutti i cambiamenti devono essere affrontati con i lavoratori e non contro di loro.”
Secondo la Fiom, serve un cambio netto nelle politiche economiche: bloccare i licenziamenti, puntare su contrattazione inclusiva, investimenti nei settori strategici e strumenti nuovi per affrontare le crisi.
Non bastano più le misure ordinarie. Serve un piano industriale pluriennale che tenga insieme occupazione, innovazione, formazione e transizione ecologica.
I numeri della crisi: 13.571 posti persi e quasi 20.000 lavoratori coinvolti
I dati elaborati dal Centro Studi nazionale della Fiom-Cgil sono chiari. Le crisi aziendali che coinvolgono circa 40 aziende metalmeccaniche hanno portato alla perdita di 13.571 posti di lavoro.
Ma la fotografia è ancora più allarmante se si considera il numero complessivo degli addetti attualmente coinvolti da esuberi o in ammortizzatori sociali: 19.364 lavoratori, ovvero il 49,2% della forza lavoro di queste imprese.
Tra i settori più colpiti c’è l’automotive, con 2.127 posti persi e il 59% dei dipendenti oggi in cassa integrazione o in esubero.
Segue la siderurgia, con 6.308 posti di lavoro cancellati e il 47% degli addetti coinvolti in crisi aziendali.
Nel settore degli elettrodomestici si registrano 1.232 posti persi, con il 24% dei lavoratori attualmente in difficoltà occupazionale.
A questi numeri si aggiungono 7.836 metalmeccanici coinvolti nei processi di riconversione o dismissione legati agli appalti nelle centrali termoelettriche e nei poli petrolchimici.
Cassa integrazione in crescita: +36,3% in tre anni
Un altro segnale inequivocabile del peggioramento è rappresentato dall’uso degli ammortizzatori sociali. Nel 2022 si registravano in media 15,9 milioni di ore mensili di cassa integrazione.
Nel 2023 il numero è salito a 16,3 milioni, e nel 2024 ha toccato quota 21,7 milioni di ore medie mensili, con un incremento del 36,3% rispetto a tre anni fa.
Questo dato evidenzia una crisi strutturale del settore, aggravata da incertezze geopolitiche, difficoltà della transizione ecologica e dal peso delle politiche industriali europee e internazionali.
L’export sotto pressione: Usa e dazi minacciano la manifattura italiana
L’export metalmeccanico italiano resta forte, ma esposto a rischi. Secondo l’indagine della Fiom-Cgil, nel 2024 il 57,14% delle esportazioni è destinato all’Unione Europea, con la Germania come principale partner commerciale.
Gli Stati Uniti rappresentano il 10,51% dell’export, mentre la Cina si ferma al 2,45%.
Ma proprio dagli Usa arrivano nuove minacce sotto forma di dazi doganali del 25% su prodotti strategici per l’industria italiana:
- Alluminio: 3,417 miliardi di dollari
- Acciaio: 2,258 miliardi
- Veicoli: 3,653 miliardi
- Componentistica veicoli: 2,752 miliardi
Gli Stati Uniti importano inoltre una quota rilevante di beni ad alto valore aggiunto italiani: il 21,21% delle navi, il 20,59% di aerei e parti, il 12,63% di macchinari, l’11,11% di veicoli e componenti.
Importazioni e dipendenza strategica
L’Unione Europea non è solo il primo cliente, ma anche il principale fornitore per l’Italia: il 66,93% delle importazioni di prodotti metalmeccanici proviene dai Paesi UE.
La Cina guadagna terreno con l’11,85% delle importazioni, mentre gli Stati Uniti coprono solo il 2,78%, restando un partner secondario sul fronte import.
L’appello della Fiom: servono strumenti nuovi e risorse straordinarie
Per la Fiom-Cgil è urgente costruire una strategia nazionale e europea per difendere l’occupazione, rilanciare l’industria e affrontare la transizione ecologica senza sacrificare i diritti e il lavoro.
Michele De Palma chiede risorse straordinarie per ricerca, sviluppo e produzione, puntando sui settori strategici e sul “saper fare” dei lavoratori italiani.
Secondo la Fiom, ogni crisi deve diventare un’occasione per un nuovo patto sociale e industriale fondato sulla contrattazione e sull’innovazione.
I NUMERI DELLA CRISI METALMECCANICA
(Fonte: Fiom-Cgil, 2024)
- 13.571 posti di lavoro persi
- 19.364 lavoratori coinvolti da esuberi o cassa integrazione
- +36,3% ore di cassa integrazione in 3 anni
- 59% degli addetti automotive in ammortizzatori
- 6.308 posti persi nella siderurgia
- 1.232 licenziamenti nel settore elettrodomestico
- 7.836 metalmeccanici coinvolti nelle dismissioni energetiche
- Dazi Usa al 25% su alluminio, acciaio, veicoli e componenti
- 57,14% dell’export verso l’Unione Europea
- 10,51% dell’export verso gli Stati Uniti