Alla vigilia dell’incontro con il governo sull’ex Ilva, Ferdinando Uliano, segretario generale della FIM CISL, è intervenuto a Radio24 il 14 luglio. Il sindacato chiede un piano credibile per la transizione ecologica, che salvaguardi l’occupazione e mantenga la produzione nazionale.
Obiettivo: 8 milioni di tonnellate di acciaio
Secondo quanto anticipato da MF-Milano Finanza, il nuovo piano prevede una produzione annua fino a 8 milioni di tonnellate per garantire continuità agli stabilimenti del gruppo e rispondere alla domanda del mercato nazionale ed europeo.
Per raggiungere questo obiettivo, è prevista la costruzione di quattro forni elettrici:
Tre a Taranto, con capacità totale di 6 milioni di tonnellate
Uno a Genova Cornigliano, da 2 milioni, a supporto delle produzioni del Nord
Il primo forno elettrico dovrebbe entrare in funzione entro fine 2029.
Preridotto: quattro impianti a Taranto, ma serve l’ok degli enti locali
In linea con la decarbonizzazione, il piano include anche quattro impianti di preriduzione (Dri) da installare a Taranto. Questi impianti trasformano il minerale di ferro in preridotto, una materia prima fondamentale per alimentare i nuovi forni elettrici, riducendo le emissioni di CO₂.
Ma la realizzazione è subordinata al via libera delle istituzioni locali, che finora si oppongono alla nave rigassificatrice necessaria per fornire gas agli impianti.
L’opzione B prevede solo i tre forni elettrici, senza gli impianti di preriduzione, che sarebbero costruiti altrove. In questo caso, la completa decarbonizzazione sarebbe in sette anni e i nuovi impianti sarebbero realizzarti entro il 2032.
Uliano: “Il rigassificatore è condizione necessaria”
Secondo Uliano, senza rigassificatore “il piano non può partire”. Il gas naturale è indispensabile per produrre preridotto e attuare la transizione industriale. Il sindacato denuncia il rischio di blocco per mancanza di decisione politica a livello locale. L’incontro tra il Ministero e le istituzioni locali è previsto per martedì 15 luglio.
Fino a 5.700 occupati a Taranto con il Piano A
Oggi Taranto ha 9.700 addetti diretti e 1.500 in Ilva in AS. Con il piano basato su forni elettrici e Dri, si stima una forza lavoro residua di 5.600-5.700 unità. Gli esuberi sarebbero tra 1.500 e 2.000, distribuiti su un arco di 7-8 anni.
Il Piano B, senza investimenti green, porterebbe invece fino a 5.000 esuberi diretti.