Il futuro dell’ex Ilva resta incerto. Il vertice del 15 luglio al Ministero delle Imprese e del Made in Italy si è chiuso senza un accordo su piano industriale, decarbonizzazione e approvvigionamento di gas. La decisione è stata quella di rinviare tutto al 31 luglio. Nel frattempo sarà istituita una commissione tecnica con il compito di sciogliere i nodi più complessi per la continuità produttiva degli stabilimenti.
Cosa farà la commissione tecnica
Il comitato, che includerà Snam e gli enti firmatari dell’accordo interistituzionale, dovrà entro il 28 luglio individuare una soluzione per garantire il gas necessario alla produzione di preridotto, indispensabile per alimentare i futuri forni elettrici. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale evitando il rigassificatore per via mare, mantenendo la sostenibilità economica.
Il gruppo tecnico dovrà anche valutare la realizzazione dei quattro impianti di preriduzione (Dri) previsti dal piano industriale e pronunciarsi sulla proposta della Regione Puglia, che punta al Dri senza rigassificatore. Sul rigassificatore infatti pesa il “no” degli enti locali.
Perché il Rigassificatore è decisivo
Il piano di decarbonizzazione prevede la produzione di acciaio green tramite forni elettrici alimentati da preridotto, riducendo le emissioni di CO₂. Per realizzare il preridotto serve gas naturale liquefatto, che dovrebbe arrivare con una nave rigassificatrice nel porto di Taranto. La contrarietà degli enti locali a questa soluzione ha bloccato il confronto.
Slitta la gara per nuovi investitori
Anche la nuova gara per la cessione del polo siderurgico subirà un rinvio. Inizialmente prevista per il 1° agosto, sarà aggiornata per consentire la partecipazione di ulteriori acquirenti. Secondo il ministro Urso, il passaggio ai nuovi investitori dovrebbe concludersi a inizio 2026.
Intanto cresce l’interesse del mercato: il gruppo Danieli, con base nella provincia di Udine, leader mondiale nella tecnologia dei forni elettrici e degli impianti Dri, resta in osservazione. Gli analisti stimano investimenti oltre i 5 miliardi, ma pesano le incertezze su governance e tempi.
La linea del sindacato: “Serve un piano serio”
La FIM CISL ribadisce la priorità di salvaguardare i metalmeccanici e garantire la produzione. Secondo il segretario generale Ferdinando Uliano, la soluzione è il Piano A, che prevede forni elettrici e Dri nell’ambito della sostenibilità ambientale e sociale. Questa opzione consentirebbe di mantenere 5.600-5.700 occupati a Taranto, con esuberi limitati (1.500-2.000 gestibili in 7-8 anni). Il Piano B, invece, porterebbe fino a 5.000 esuberi, mettendo a rischio la tenuta sociale.