La nuova direttiva europea sulla parità salariale porterà novità importanti per le imprese italiane. Entro il 7 giugno 2026 dovrà essere recepita nel nostro ordinamento la direttiva UE 2023/970. Il Governo è a lavoro, ma non è ancora uscito con una proposta di legge.
L’obiettivo è garantire stessa retribuzione a uomini e donne per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore.
Ma cosa significa per i metalmeccanici? Le ripercussioni saranno diverse, soprattutto tra aziende sopra e sotto i 50 dipendenti.
Nuove regole sulla trasparenza retributiva
Il principio chiave è la trasparenza salariale. Le imprese dovranno rendere chiari i criteri con cui vengono determinate le retribuzioni.
La mancanza di trasparenza, secondo l’Europa, è stata finora uno dei motivi che hanno impedito di applicare concretamente il principio di parità di retribuzione. Da qui l’esigenza di una Direttiva.
Le aziende dovranno garantire più informazioni ai lavoratori. Questo vale per tutti i settori, compreso quello metalmeccanico.
Quando scattano gli obblighi per le imprese
Dal 7 giugno 2026 scatteranno i primi adempimenti.
Chi assume dovrà informare i candidati sul livello retributivo previsto per la posizione.
Gli obblighi più pesanti arriveranno per le imprese sopra i 50 dipendenti, mentre per le più piccole si prevede un esonero. Tuttavia, il decreto di recepimento italiano dovrà chiarire i dettagli.
Aziende sopra i 50 dipendenti: cosa cambia
Per le realtà con più di 50 dipendenti la direttiva introduce obblighi precisi. Sarà necessario indicare non solo la retribuzione iniziale ma anche i criteri di progressione economica.
Inoltre, i lavoratori potranno chiedere per iscritto:
- il loro livello retributivo individuale;
- i livelli medi retributivi, divisi per sesso, per chi svolge lo stesso lavoro o uno di pari valore.
Questo meccanismo punta a smascherare eventuali differenze ingiustificate. L’obbligo – sottolineano i commentatori – sembra sia applicabile per tutte le aziende anche oltre i 50 dipendenti.
Piccole imprese: possibili esoneri, ma serve la legge
Le imprese con meno di 50 dipendenti potrebbero quindi essere esonerate da parte degli obblighi.
Lo prevede la direttiva, ma la decisione finale spetta alla normativa italiana di recepimento.
Anche per le aziende metalmeccaniche più piccole, però, il rischio di contenziosi non scompare: i lavoratori potranno comunque chiedere informazioni sui livelli retributivi.
Controlli sul divario retributivo: obblighi per le grandi aziende
Le aziende con almeno 250 dipendenti dovranno comunicare ogni anno i dati sul divario salariale tra uomini e donne.
Queste le comunicazioni:
- per le imprese tra 150 e 249 dipendenti, l’obbligo sarà ogni tre anni a partire dal 2027.
- le aziende tra 100 e 149 dipendenti avranno tempo fino al 2031.
Questi report saranno centrali per monitorare le differenze di genere nelle retribuzioni.
Ripercussioni per i lavoratori metalmeccanici
In premessa va sottolineato che l’impatto non sarà uguale in tutti i contesti produttivi.
Nelle grandi imprese del settore, i lavoratori avranno strumenti più forti per chiedere trasparenza e per segnalare eventuali differenze di trattamento. Nelle grandi imprese spesso è presente anche la rappresentanza sindacale e l’organizzazione standardizzata dei processi produttivi rende maggiormente comparabile mansioni, livelli e salari.
Nelle piccole aziende, come quelle artigiane, dove l’effetto sarà probabilmente più limitato, ma non nullo, la situazione è differente: le lavorazioni avvengono su commessa specifica e il processo produttivo è più flessibile. Nelle lavorazioni conta la manualità, l’esperienza e il know-how del lavoratore.
È probabile che questa riforma sposti gli equilibri interni, soprattutto nei reparti dove le lavoratrici sono ancora sottorappresentate.
Più trasparenza significa anche più confronto, e questo potrebbe cambiare i rapporti di forza tra lavoratori e aziende. E le relazioni tra gli stessi lavoratori….


