L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea rischia di legittimare una guerra commerciale. Secondo la FIOM-CGIL, si tratta di un’intesa che favorirebbe la delocalizzazione e la deindustrializzazione dell’Europa. Tra i punti più critici, l’obbligo per l’Ue di acquistare 750 miliardi di dollari in prodotti energetici americani e di investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
Metalmeccanica italiana: 10,51% delle esportazioni verso gli Usa
Nel 2024 l’Italia ha esportato negli Stati Uniti prodotti metalmeccanici per un valore complessivo di 30 miliardi di dollari, pari al 10,51% delle esportazioni metalmeccaniche totali italiane (282,3 miliardi di dollari). L’accordo metterebbe a rischio questa quota rilevante delle uscite, con conseguenze dirette su occupazione, produzione e stabilità del settore.
Macchinari e impianti: 14,6 miliardi a rischio (48,6%)
Il settore più colpito sarebbe quello dei macchinari, impianti e apparecchiature, con 14,6 miliardi di dollari esportati verso gli Usa, pari al 48,6% delle esportazioni metalmeccaniche italiane dirette oltreoceano. Le nuove tariffe del 15% imposte dagli Stati Uniti renderebbero molti prodotti non più competitivi.
Automotive: 5,2 miliardi di dollari (17,3%)
Il comparto automotive italiano ha esportato 5,2 miliardi di dollari negli Stati Uniti, il 17,3% del totale metalmeccanico italiano verso quel mercato. Si tratta in particolare di auto di alta cilindrata, che sarebbero colpite dai nuovi dazi del 15%.
Aerospazio e navale: oltre il 20% colpito dai dazi
I settori aerospaziale e navale esportano verso gli Stati Uniti oltre il 20% del loro export complessivo. Questi comparti strategici rischiano di perdere mercati vitali, mettendo a repentaglio migliaia di posti di lavoro qualificati.
Acciaio e alluminio: 5,6 miliardi totali colpiti al 50%
I dazi sul 50% colpiranno non solo i materiali grezzi, ma anche componenti e lavorazioni. L’Italia ha esportato 3,4 miliardi di dollari in prodotti a base di alluminio e 2,2 miliardi di dollari in prodotti di acciaio. Una stangata che danneggia intere filiere produttive.
La richiesta FIOM: aumentare salari e mercato interno
Per la FIOM-CGIL, l’Unione europea deve reagire con un piano industriale da 800 miliardi e con una strategia centrata sul rafforzamento del mercato interno. Il segretario Michele De Palma chiede di aumentare i salari e ridurre la pressione fiscale sui lavoratori, per contrastare l’arretramento industriale e rilanciare la domanda interna.


