Stesso reddito, tasse diverse: i metalmeccanici – come tutti i lavoratori dipendenti – pagano il doppio degli autonomi.
A lanciare l’allarme in vista della Manovra di Bilancio è la Cgil, che getta i riflettori su un’ingiustizia che colpisce in pieno anche i metalmeccanici: a parità di reddito, chi lavora come dipendente paga molte più tasse rispetto a chi esercita un’attività autonoma con la flat tax, come installatori, elettricisti, meccanici, idraulici, ecc.
Il risultato è una disparità profonda che penalizza chi ha un salario fisso e sostiene il finanziamento dei servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti locali.
A parità di reddito, chi lavora paga molto di più
Secondo l’elaborazione dell’Ufficio Economia Cgil, su un reddito annuo di 35.000 euro, un lavoratore metalmeccanico paga circa 6.900 euro di Irpef, pari a un’aliquota effettiva del 19,7%.
Un autonomo con lo stesso reddito, ma in flat tax, versa invece soltanto 4.095 euro, cioè un’aliquota del 12%.
Il divario supera quindi i 2.800 euro ogni anno, a parità di servizi ricevuti. Quasi il doppio.
La Cgil parla di “iniquità orizzontale”: stesso reddito, ma imposte e contributi completamente diversi.
La sproporzione è ancora più evidente se si considera che nel lavoro autonomo e d’impresa la propensione all’evasione (tax gap) stimata dal Mef è del 66,8%, mentre per i dipendenti, con ritenuta alla fonte, è praticamente nulla.
Gli autonomi non pagano le addizionali locali
A rendere ancora più squilibrato il sistema è il fatto che gli autonomi in flat tax non pagano le addizionali regionali e comunali, imposte che servono a finanziare ospedali, scuole e servizi locali.
I lavoratori metalmeccanici, invece, le pagano regolarmente con copiscue trattenute in Busta paga, con aliquote che variano da città a città.
Ecco dieci esempi di centri italiani dove l’imposizione locale pesa in modo significativo:
Milano – circa 2,5% tra addizionale regionale e comunale
Torino – circa 2,5%
Genova – circa 2,1%
Venezia – circa 2,0%
Bologna – circa 2,5%
Firenze – circa 2,3%
Roma – circa 2,6%
Napoli – circa 2,5%
Bari – circa 2,5%
Palermo – circa 2,0%
Un metalmeccanico con 35.000 euro di reddito paga quindi fino a 900 euro in più all’anno solo di addizionali, che un autonomo in flat tax non versa affatto.
Secondo la Cgil, se anche gli autonomi pagassero l’addizionale regionale, il gettito aumenterebbe di 445 milioni di euro e, tenendo conto dell’evasione, si arriverebbe a oltre 1 miliardo. Propone quindi al Governo di tenerne conto in occasione del varo della prossima legge di Bilancio per il 2026.
Chi lavora sostiene i servizi che usano tutti
Per la Cgil il sistema fiscale attuale è squilibrato e ingiusto, e l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni non sembra essere intenzionata a mettervi un freno: chi lavora come dipendente, in particolare nei settori industriali e manifatturieri, paga di più per mantenere i servizi pubblici di cui tutti beneficiano.
«Gli autonomi usufruiscono degli stessi servizi senza contribuire in egual misura al loro finanziamento», denuncia il sindacato.
Una disuguaglianza che pesa sui redditi dei metalmeccanici, erode il potere d’acquisto e sottrae risorse vitali alla sanità pubblica e ai servizi territoriali.


