Nel 2025 Emilia-Romagna, Lombardia e Abruzzo si aggiungono alle Regioni che hanno già adottato ordinanze per vietare il lavoro all’aperto nelle ore più calde, con l’obiettivo di proteggere i lavoratori esposti al sole. Il loro ingresso rafforza un elenco che comprende già Puglia, Lazio, Calabria, Umbria, Toscana e Sicilia.
L’ondata di calore che investe il Paese spinge le amministrazioni ad agire in anticipo rispetto al 2024, quando molti provvedimenti furono presi solo a estate inoltrata. Le nuove ordinanze sono più estese, più tempestive e valide più a lungo.
Emilia-Romagna: ordinanza fino al 15 settembre, inclusa la logistica
Dal 2 luglio 2025 è in vigore l’ordinanza firmata dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Il testo vieta il lavoro dalle 12:30 alle 16:00 nei giorni con livello di rischio “alto”, secondo le mappe Worklimate (Inail-CNR).
Il divieto riguarda i settori:
- Agricoltura e florovivaismo
- Cantieri edili e affini
- Logistica all’aperto (piazzali destinati in via esclusiva al deposito merci)
La misura, rispetto all’anno scorso, è stata estesa fino al 15 settembre e non più solo fino al 31 agosto. Si applica a tutti i lavoratori, senza distinzione di ruolo o contratto, nei casi di esposizione diretta al sole e attività fisica intensa.
Lombardia e Abruzzo si aggiungono alla lista
Anche Lombardia e Abruzzo si sono attivate. Entrambe le Regioni stanno definendo i rispettivi provvedimenti dopo confronti con sindacati e associazioni datoriali. In Lombardia l’ordinanza è attesa entro i primi giorni di luglio, mentre in Abruzzo la giunta regionale ha già approvato le nuove regione valide per tutto il territorio.
Le ordinanze 2025: più tempestive, più ampie, più efficaci
Le misure regionali di quest’anno si distinguono per essere state adottate con largo anticipo, più inclusive nei settori coinvolti (come la logistica, assente nel 2024) e con una durata maggiore.
La strategia cambia: non si aspetta più agosto per intervenire. Il caldo estremo è ormai una realtà strutturale, e le Regioni si muovono prima per prevenire e non solo per reagire. E altre, già in queste ore, si preparano ad aggiungersi all’elenco.