L’introduzione dei nuovi dazi da parte degli Stati Uniti mette in seria difficoltà la produzione metalmeccanica italiana, colpendo in particolare quattro settori chiave: automotive, aerospaziale e navale, quello della lavorazione dell’acciaio e dell’alluminio e quello della produzione dei macchinari, degli impianti e delle apparecchiature.
La denuncia arriva dalla Fiom-Cgil, che lancia l’allarme sulle ricadute occupazionali e industriali in un contesto caratterizzato dalla corsa al riarmo.
I settori più colpiti dai dazi
L’accordo sui dazi ha generato tensioni immediate su scala europea, penalizzando fortemente la filiera industriale italiana. I comparti più colpiti sono:
- quello dei macchinari, impianti e apparecchiature: le nuove tariffe del 15% renderebbero molti prodotti non più competitivi, danneggiando un settore che da solo vale il 48,6% delle esportazioni metalmeccaniche italiane verso il mercato americano;
- quello dell’automotive, dove a essere colpiti saranno in particolare i veicoli ad alta cilindrata;
- quello aerospazionale e navale, che rappresentano mercati strategici e in cui sono a rischio posti di lavoro altamente qualificati;
- quello dell’acciaio e dell’alluminio, dove è a rischio l’intera filiera industriale e verranno colpite esportazioni per 5,6 miliardi di dollari.
L’impatto economico su questi settori (ma non solo) si traduce in una contrazione della produzione e in una crescente incertezza sul fronte occupazionale, soprattutto in quelle aree del Nord Italia altamente industrializzate e dipendenti dalle esportazioni verso il mercato statunitense.
De Palma: “Serve una politica industriale europea, non solo compensazioni”
Di fronte all’escalation commerciale tra Stati Uniti ed Europa, il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma, ha criticato duramente l’immobilismo politico italiano ed europeo, sottolineando come il problema non possa essere ridotto a una questione di aiuti temporanei.
In un’intervista pubblicata su l’HuffPost del 30 luglio 2025, il Segretario ha detto: “Il problema è che questa classe dirigente non è all’altezza della gestione di quello che sta succedendo. […] Il problema dei dazi non si risolve con le compensazioni. Chi ci mette i soldi, se nel frattempo li destiniamo al riarmo, togliendoli all’industria civile, al welfare?“
De Palma ha quindi puntato il dito contro la mancanza di visione delle classi dirigenti, facendo anche un paragone chiaro e amaro con la vicina Germania: “In Germania il governo investe centinaia di miliardi per rilanciare l’industria tedesca, ancorato alla vecchia idea che l’Europa cammina solo se cammina la Germania. Certamente, se la Germania non sta bene, noi sicuramente non stiamo meglio. Ma la dinamica per cui c’è un motore che cammina e tutti gli altri sono solo componenti non funziona più“.
La proposta è netta: “È necessario che si utilizzino risorse pubbliche e si tassino le grandi ricchezze in Europa per investire nell’innovazione e nella capacità di produrre delle lavoratrici e dei lavoratori“.


