A circa 2 medi dall’annuncio della cessione a Tata Motors, la III Commissione Lavoro del Comune di Torino ha incontrato una delegazione dei vertici di Iveco Group. È stato il primo passaggio istituzionale dopo l’annuncio dell’acquisizione da parte del colosso indiano, ma i dubbi rimangono forti tra lavoratori, istituzioni e filiera dell’automotive.
Solo due anni di garanzie
La delegazione aziendale ha chiarito che l’operazione non è conclusa: prima dell’Opa indiana occorre la cessione a Leonardo della divisione Defence, prevista entro marzo 2026, e i via libera Antitrust. Per ora la garanzia è una sola: nessuna ristrutturazione significativa né chiusura di stabilimenti per due anni dal completamento dell’acquisizione. Una clausola che, agli occhi dei consiglieri e dei sindacati, appare troppo fragile. “E dopo?”, è la domanda che ha attraversato gli interventi in commissione.
Nessun confronto con i sindacati
Altro nodo è la mancanza di una comunicazione preventiva alle rappresentanze interne. Le preoccupazioni espresse a inizio settembre dai sindacati, su tutti gli stabilimenti, da Mantova a Torino, sulla tenuta occupazionale e sul mantenimento in Piemonte del cuore manageriale e progettuale dell’azienda restano sostanzialmente inevase.
E’ evidente che al momento a queste domande non può essere data una risposta certa, a meno di non voler fare i conti senza l’oste. In questo caso l’”oste” è Tata Motors.
Le preoccupazioni delle istituzioni
I consiglieri comunali intervenuti, insieme alla vicesindaca Favaro e al presidente Crema, hanno sottolineato i rischi per la città e per il Piemonte: la possibilità di un progressivo spostamento della direzione industriale in India, la sostituzione dei fornitori locali della supply chain e, più in generale, l’indebolimento del tessuto industriale torinese. Non è mancato il richiamo alle passate acquisizioni internazionali che hanno lasciato cicatrici sul territorio.
Stabilimenti italiani in bilico
Oltre al quartier generale torinese, in gioco ci sono gli impianti di Brescia, Foggia e Suzzara (Mantova). A Bolzano resta il ramo Defence, destinato però a passare a Leonardo. Se per ora l’azienda ribadisce l’opportunità di un mercato globale più ampio grazie a Tata, lavoratori e istituzioni attendono risposte concrete al tavolo che il Ministero delle Imprese dovrà convocare. Fino ad allora, le rassicurazioni non bastano.


