L’Italia è il primo Paese al mondo ad approvare una legge che riconosce l’obesità come malattia cronica, progressiva e recidivante. Una svolta storica non solo per la sanità pubblica, ma anche per il mondo del lavoro. La legge, approvata in via definitiva dal Senato, tocca infatti anche l’ambito produttivo e industriale, interessando oltre 6 milioni di persone in Italia.
Con questo nuovo quadro normativo, la condizione di obesità non potrà più essere trattata come una semplice questione di scelte personali, ma come una patologia vera e propria, da affrontare anche nei luoghi di lavoro con misure concrete, inclusive e rispettose della dignità di chi ne è affetto.
I 6 articoli: cosa prevede la legge
La nuova norma si compone di sei articoli:
- Articolo 1 – Riconosce ufficialmente l’obesità come malattia cronica e recidivante.
- Articolo 2 – Prevede l’inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per garantire cure a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
- Articolo 3 – Stanzia fondi per la prevenzione e cura, ma anche per promuovere l’inclusione sociale, scolastica, sportiva e lavorativa delle persone con obesità.
- Articolo 4 – Istituisce presso il Ministero della Salute l’Osservatorio per lo studio dell’obesità, con funzioni di monitoraggio e diffusione delle buone pratiche.
- Articolo 5 – Finanzia campagne di sensibilizzazione su alimentazione e attività fisica.
- Articolo 6 – Definisce le coperture finanziarie della legge.
Impatto sul lavoro: inclusione anche in fabbrica
Uno dei passaggi chiave è contenuto nell’articolo 3 della legge: tra le iniziative previste per contrastare l’obesità, si parla chiaramente della necessità di agevolare l’inserimento delle persone con obesità nelle attività lavorative, insieme a quelle scolastiche e sportive.
Nel settore metalmeccanico, questo implica che le aziende, in particolare quelle manifatturiere e produttive, dovranno adottare ogni soluzione utile a garantire condizioni di lavoro consone e prive di stigma. Per esempio, garantendo postazioni adeguate per lavoratori obesi o evitando mansioni non compatibili con le loro condizioni di salute.
Non si tratta solo di evitare discriminazioni: la legge spinge verso un vero adattamento delle postazioni di lavoro, percorsi di reinserimento dedicati e una cultura aziendale più attenta alla salute fisica e mentale dei lavoratori. Il tutto in linea con il principio di “equità di accesso” alla vita lavorativa sancito dal nuovo quadro normativo.
Risorse e formazione per aziende e lavoratori
La legge stanzia risorse economiche crescenti per finanziare progetti di inclusione e prevenzione dell’obesità. Sempre l’articolo 3 sancisce che, dal 2025 in poi, il Ministero della Salute potrà attivare, d’intesa con le Regioni, iniziative anche rivolte al mondo produttivo. Per esempio:
- Formazione specifica sul tema dell’obesità rivolta anche ai contesti lavorativi.
- Incentivi per adattare le condizioni ambientali alle esigenze dei lavoratori affetti da obesità.
- Collaborazioni con medici del lavoro, responsabili sicurezza e rappresentanze sindacali per favorire l’inserimento.
La legge punta quindi a modificare l’approccio culturale nelle fabbriche: non più tolleranza passiva, ma attiva responsabilità del datore di lavoro nel prevenire l’isolamento e garantire pari opportunità a chi è affetto da obesità.
Un Osservatorio per monitorare salute e stili di vita
La legge (articolo 4) istituisce inoltre un Osservatorio nazionale per lo studio dell’obesità, che avrà il compito di monitorare gli stili di vita della popolazione, anche in relazione ai contesti professionali.
Questo significa che nei prossimi anni ci si potrà aspettare una raccolta di dati strutturata anche sul mondo del lavoro, in modo da orientare le politiche di prevenzione e le buone pratiche aziendali.


