In occasione della Giornata Internazionale della Donna, la Fiom-Cgil ha presentato un’analisi sui rapporti biennali relativi al personale maschile e femminile nelle aziende metalmeccaniche con oltre 50 dipendenti. L’indagine ha coinvolto 1.072 aziende e circa 450.000 lavoratori nel biennio 2022-2023.
L’occupazione è aumentata per entrambi i sessi, ma con differenze significative. Le assunzioni femminili sono cresciute del 4,94%, mentre quelle maschili del doppio in termini assoluti: 8.423 uomini assunti contro 4.504 donne. In pratica, solo un’assunzione su tre riguarda una donna.
Le donne sono meno presenti tra operai e dirigenti
L’analisi evidenzia che, nonostante l’aumento generale dell’occupazione femminile, le donne sono ancora sottorappresentate tra i dirigenti e gli operai. Nel 2023 le dirigenti erano il 16,3% (rispetto al 15,7% del 2022), mentre le operaie solo il 12,8% (rispetto al 12,7% del 2022). La percentuale di donne cresce leggermente tra quadri e impiegati, ma rimane comunque inferiore rispetto agli uomini.
Lavoro precario e part-time: la disparità di genere è evidente
Nel settore metalmeccanico, il 4,31% dei lavoratori è in somministrazione. Tra questi, la percentuale femminile è del 23,4%, superiore al 21,4% delle donne dipendenti a tempo indeterminato.
Il gender gap si amplifica con il lavoro part-time: solo l’1,1% degli uomini lavora con questa modalità, mentre tra le donne la percentuale sale al 12,2%. Anche il lavoro agile segue un trend simile: il 40,1% delle donne lo utilizza rispetto al 25,6% degli uomini.
Gender pay gap: la disparità salariale aumenta
Uno dei dati più preoccupanti riguarda il divario salariale. Il gender pay gap nell’industria metalmeccanica è aumentato dello 0,6%, passando dal 13,5% nel 2022 al 14,1% nel 2023. Le donne, che rappresentano il 21,4% della forza lavoro, percepiscono solo il 18,9% del monte retributivo annuo lordo.
Il gap è ancora più marcato nei salari accessori (straordinari, premi di produttività, benefit aziendali), dove la differenza tra uomini e donne arriva al 25,3%.
Fiom-Cgil: le proposte per colmare il divario di genere
Per ridurre il gender gap, la Fiom-Cgil propone interventi su tre livelli:
- Contrattuale: migliorare il contratto collettivo nazionale per garantire equità salariale.
- Informativo: ottenere dati più dettagliati dalle aziende per monitorare la situazione.
- Legislativo: spingere per l’attuazione della direttiva europea 2023/970 sulla trasparenza salariale.
L’analisi della Fiom-Cgil dimostra che il gender gap nel settore metalmeccanico è ancora un problema serio. Servono interventi concreti per garantire equità salariale e maggiori opportunità alle donne.
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