Il welfare aziendale per i metalmeccanici potrebbe crescere fino a 500 euro netti in più all’anno. È la proposta avanzata da Federmeccanica e Assistal nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale in un documento consegnato ai sindacati lo scorso mese di novembre e disponibile anche sul sito dell’associazione degli Industriali.
Secondo la visione di Federmeccanica e Assistal l’aumento non sarà automatico: servono quattro condizioni per sbloccarlo.
Oggi 200 euro, domani fino a 700
Attualmente, i lavoratori metalmeccanici ricevono 200 euro di flexible benefit ogni anno, erogati a giugno. In busta paga l’importo viene solo tracciato e non incide sul “netto a pagare”. Il welfare viene fruito attraverso flexible benefit messi a disposizioni dall’azienda o concordate con le RSU, se presenti.
La proposta degli industriali, che verrebbe recepita nell’ambito del rinnovo del CCNL, prevede un incremento graduale:
+50 euro il primo anno,
+100 euro il secondo,
+150 euro il terzo,
+200 euro il quarto.
Totale: 500 euro netti aggiuntivi nel periodo 2025-2028. Sommando ai 200 attuali, si arriverebbe a 700 euro all’anno.
Le 4 condizioni per ottenere l’aumento
L’idea degli Industriali, che pensano ad un CCNL ESG, è valorizzare il profilo “sociale e assistenziale” di ogni nuova previsione contrattuale. Pertanto propongono che l’aumento dell’importo di welfare non riguardi tutti, ma sia subordinato “condizioni d’uso” ben definite. I benefit aggiuntivi potranno essere concessi solo se destinati a:
- Rette per asili nido, babysitting e servizi per l’infanzia
- Acquisto di libri scolastici, borse di studio e materiale didattico
- Assistenza agli anziani
- Rimborsi per spese di trasporto pubblico per il lavoratore e i familiari fiscalmente a carico
Solo chi utilizza i 200 euro di base in queste categorie potrà accedere agli aumenti progressivi.
Ecco il testo originale della proposta degli Industriali:

La “contro-piattaforma” degli industriali
L’incremento del welfare è uno dei punti centrali della contro-piattaforma confindustriale, che mira a spostare risorse dai minimi salariali ad altri strumenti economici. Tra questi, proprio il welfare aziendale.
A confermare questa linea è stato Federico Visentin, presidente di Federmeccanica, in un’intervista al Corriere della Sera. Visentin ha parlato di un nuovo equilibrio tra retribuzione diretta e prestazioni integrative, puntando su produttività, formazione e flessibilità. Proposta che naturalmente non ha il completo apprezzamento di parte sindacale. Fim-Fiom-Uilm continuano a sostenere che gli aumenti di costo vanno messi prioritariamente sui minimi salariali, anche per l’importante incidenza che hanno sui trattamento economici indiretti e differiti, come straordinari, notturno, tredicesima, tfr, e ai fini contributivi.