Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza cambia rotta: meno investimenti nelle infrastrutture di ricarica elettrica, più risorse per sostituire le auto inquinanti. Circa 597 milioni di euro, inizialmente destinati alle colonnine, saranno ora impiegati per un nuovo piano incentivi mirato alla rottamazione di veicoli a combustione interna.
I contributi verranno assegnati nelle aree urbane con alti livelli di smog, con priorità alle famiglie a basso reddito ISEE (la soglia esatta è ancora da stabilire). Il governo stima che questi fondi potranno sostenere la sostituzione di oltre 39.000 veicoli, accelerando così la diffusione di auto elettriche a zero emissioni.
Incentivi anche per le microimprese
L’intervento non riguarda solo i privati. Anche le microimprese potranno accedere ai bonus per rinnovare la propria flotta. L’agevolazione si applicherà ai veicoli commerciali leggeri, in particolare quelli di categoria N1 e N2, a condizione che siano elettrici o a emissioni zero.
Secondo l’esecutivo, questa operazione rappresenta una strategia mirata, che consente di investire in ambiti a impatto ambientale immediato. Si tratta di un uso più efficace delle risorse Pnrr, in risposta a obiettivi non raggiunti nella mobilità elettrica.
Stop all’idrogeno, via libera al biometano
Un altro fronte riguarda la transizione energetica nelle industrie ad alte emissioni. I 640 milioni di euro previsti per lo sviluppo dell’idrogeno verde non saranno più utilizzati come previsto. Il mercato, secondo il governo, non è ancora pronto a sostenere una domanda stabile.
I fondi saranno quindi riallocati al biometano, un gas rinnovabile prodotto da rifiuti e scarti agricoli. L’obiettivo è raggiungere, entro il giugno 2026, una capacità produttiva di 2,3 miliardi di metri cubi annui. Tuttavia, il cronoprogramma subirà uno slittamento di sei mesi, dovuto anche all’epidemia di peste suina africana che ha colpito Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Comunità energetiche: ampliata la platea dei beneficiari
Anche il capitolo delle energie rinnovabili subisce modifiche. I fondi per le comunità energetiche erano riservati ai Comuni con meno di 5.000 abitanti, ma le domande risultate ammissibili sono state poche. Per questo, con un decreto recente, il limite è stato esteso ai Comuni fino a 50.000 abitanti.
Il nuovo criterio tiene conto della maggiore presenza di imprese nei centri più grandi, che consumano energia soprattutto nelle ore centrali della giornata, in contrasto con le abitudini domestiche.