Nel corso della conferenza stampa del 29 maggio, convocata per illustrare i dati dell’ultima indagine congiunturale sul settore metalmeccanica e automotive, il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha parlato della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Le sue parole però non hanno offerto alcuna apertura concreta. Non è stata annunciata nessuna data, né è stato manifestato l’intento di riaprire il confronto con le organizzazioni sindacali.
Segno evidente che si andrà avanti ancora con il muro contro muro.
“Noi avevamo presentato una proposta, che poi è stata definita contro-piattaforma, quando in realtà non è contro nessuno e ne è contro qualcosa”, ha detto Franchi, riferendosi al documento presentato da Federmeccanica nell’autunno scorso. Ma nella sua lunga risposta, nessun accenno a una possibile convocazione dei sindacati. Il silenzio sull’agenda di giugno pesa come una conferma: entro il 30 maggio non ci sarà nessuna chiamata al tavolo.
Ultimatum ignorato, sciopero confermato
Il mancato invio della convocazione rappresenta un fatto preciso: Federmeccanica e Assistal scelgono di non fermare lo sciopero già annunciato dai sindacati per il 20 giugno. FIM, FIOM e UILM avevano lasciato agli industriali la possibilità di evitare la mobilitazione, semplicemente attraverso un gesto di disponibilità, riaprendo il tavolo negoziale.
Questa scelta non è arrivata, e ora il percorso di mobilitazione prosegue. Non è una conseguenza forzata, ma una scelta consapevole degli industriali, che non hanno colto l’opportunità di riattivare il dialogo.
“Si deve essere disponibili a discutere. Noi l’abbiamo fatto, abbiamo dato risposte alla piattaforma, poi abbiamo costruito una proposta”, ha spiegato Franchi, sottolineando il percorso compiuto nei mesi scorsi. Ma il punto centrale resta: non è stato fatto alcun passo in avanti verso un nuovo incontro.
Nessuna certezza sugli stipendi: aumenti solo se ci sono utili
Anche sul fronte salariale, le dichiarazioni di Franchi hanno confermato la linea rigida di Federmeccanica. Nessun aumento stabile e garantito per tutti i lavoratori. Solo l’applicazione dell’indice IPCA-NEI, già previsto dal CCNL del 2021 oramai scaduto da un anno, per adeguare i minimi contrattuali all’inflazione.
“Abbiamo un meccanismo che dà piena garanzia da questo punto di vista, come nessun altro”, ha detto Franchi, riferendosi proprio all’IPCA ed esaltando la forza tutelante del CCNL Federmeccanica. Ma è un sistema già esistente, non un miglioramento.
Inoltre, ha aggiunto: “Nel momento in cui garantisco a tutti il recupero dell’inflazione, penso sia giusto redistribuire di più solo laddove si generano adeguati margini di ricchezza”. Una posizione chiara: nessun incremento retributivo fisso, e premi legati alla produttività solo dove le imprese registrano utili.
“Erano 15.000 le imprese con una marginalità sotto il 5%. Lottano per la sopravvivenza”, ha ricordato Franchi, giustificando così l’impossibilità di generalizzare aumenti.
Con queste premesse, la distanza tra le parti resta profonda, e lo sciopero del 20 giugno diventa una tappa inevitabile.