Lo sciopero nazionale dei metalmeccanici del 20 giugno 2025 è confermato: saranno 8 ore di astensione dal lavoro, che portano a 40 le ore totali di sciopero sostenute dai lavoratori in questi mesi.
Il sacrificio economico è pesante: si parla di circa 100 euro netti persi per ogni giornata di sciopero. Ma pesa ancora di più il silenzio: Federmeccanica e Assistal non hanno convocato il tavolo, e il Governo resta totalmente assente, con la ministra Marina Calderone che non interviene nel merito della vertenza.
Fim, Fiom e Uilm rilanciano la mobilitazione con un comunicato stampa unitario diramato il 30 maggio 2025, e confermano lo sciopero anche per le aziende Unionmeccanica-Confapi, in assenza di segnali concreti.
Qui di seguito tutti i dettagli sullo sciopero, le responsabilità delle controparti e il ruolo (inesistente) del Governo.
40 ore di sciopero, i lavoratori pagano il prezzo della protesta
Con le 8 ore di astensione annunciate per il 20 giugno, il conteggio delle ore di sciopero dei metalmeccanici raggiunge quota 40.
Un dato che fotografa la determinazione e la costanza della mobilitazione sindacale, ma anche il peso economico che ricade sui lavoratori: secondo le stime sindacali, ogni giornata di sciopero costa in media 100 euro netti di salario perso.
Un sacrificio che si somma a mesi di attesa e di mancato confronto. La trattativa per il rinnovo del CCNL è ferma da più di 6 mesi.
Fim, Fiom e Uilm: “Gli industriali ignorano i lavoratori”
Con il comunicato congiunto diffuso il 30 maggio 2025, Fim, Fiom e Uilm accusano apertamente Federmeccanica e Assistal di non voler riaprire la trattativa.
“Federmeccanica-Assistal continuano ad avere un atteggiamento irresponsabile e stanno dimostrando di non voler riaprire la trattativa”, si legge nella nota.
Lo sciopero sarà nazionale, con manifestazioni su base regionale, e coinvolgerà anche le aziende aderenti a Unionmeccanica-Confapi se non ci sarà convocazione del tavolo.
Le sigle sindacali sottolineano di aver rimesso agli industriali la possibilità di evitare lo sciopero, semplicemente convocando un nuovo incontro. Ma questo non è avvenuto.
Il Governo è assente, la Ministra resta alla finestra
Un altro aspetto che pesa fortemente nella vertenza è l’assenza totale di un’iniziativa politica da parte del Governo.
A distanza di quasi un anno dalla scadenza del contratto, non si è registrato alcun intervento pubblico né una presa di posizione da parte del Ministero del Lavoro.
La ministra Marina Calderone sembra del tutto estranea a quanto accade nel mondo delle relazioni sindacali, limitandosi a gestire le questioni in chiave burocratico-amministrativa, senza esercitare alcuna funzione di impulso o mediazione politica.
Franchi (Federmeccanica): nessuna apertura concreta
“Noi avevamo presentato una proposta, che poi è stata definita contro-piattaforma, quando in realtà non è contro nessuno e ne è contro qualcosa […] Nel momento in cui viene data disponibilità a discutere, la proposta va discussa. Non si può dire che non va bene a prescindere”, ha dichiarato il direttore generale di Federmeccanica.
Ma a fronte di queste parole, nessun passo concreto è stato fatto per riprendere il negoziato, e il tempo utile per fermare la mobilitazione è ormai scaduto.
La mobilitazione non si ferma
“Le metalmeccaniche e i metalmeccanici sono uniti nella lotta per riconquistare il tavolo di trattativa e non si fermeranno finché non sarà riaperto il negoziato”, ribadiscono i sindacati.
Il 20 giugno 2025 sarà una giornata di lotta nazionale, con fabbriche ferme e piazze piene. Insomma una risposta netta, nata dal silenzio delle controparti.