domenica, Giugno 8, 2025

Operaio invita a votare Sì al Referendum: il Datore scrive un Post e lo Punisce

Un operaio di Fabriano, in provincia di Ancona, è finito nel mirino del datore di lavoro dopo aver invitato i colleghi a votare “Sì” al referendum dell’8 e 9 giugno.
Lo ha fatto durante una pausa sul posto di lavoro, senza comizi né megafoni. Ora, però, rischia di non vedere rinnovato il contratto, in scadenza il prossimo 30 giugno.

A denunciare il fatto è stato Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, che ha rilanciato un post pubblicato su X (ex Twitter) dallo stesso imprenditore.

E utile sottolineare che tra i cinque quesiti referendari, uno punta proprio a limitare l’abuso dei contratti a termine, chiedendo di ristabilire tutele più solide per chi lavora in condizioni precarie.

Il post dell’imprenditore che fa discutere

Il datore di lavoro, Marcello Crescentini, titolare dell’azienda in questione che realizza prodotti per la segnaletica stradale, ha scritto online un messaggio che ha scatenato forti reazioni:

«Ho un dipendente sotto contratto, oggi alla pausa colazione aizzava gli altri di andare a votare perché sarebbe l’unico modo per tutelare chi lavora. Il contratto gli scade il 30 giugno. Dopo ci pensa Landini».

Il tweet è stato successivamente rimosso, ma ha già fatto il giro dei social e delle organizzazioni sindacali. Ecco il testo originale:

Episodi come quello accaduto a Fabriano offrono ai sindacati un perfetto alibi per ribadire che le ragioni del referendum sono fondate e attuali. La vicenda viene letta come la prova concreta del clima di intimidazione che può esistere nei luoghi di lavoro. I sindacati e i partiti che hanno appoggiato la consultazione sono subito entrati in azione.

Il commento di Acerbo: “Clima autoritario in fabbrica”

Acerbo ha parlato di un episodio emblematico di come venga messa sotto pressione la libertà di opinione nei luoghi di lavoro:

«Il coraggio dell’operaio ha mostrato il clima che regna in molte fabbriche. Dobbiamo votare in massa Sì per difendere i diritti. Chi invita all’astensione si schiera con datori come Crescentini».

Reazione dei sindacati: “Pronti a intervenire”

A intervenire duramente anche Cgil Ancona e Camera del Lavoro di Fabriano.
In una nota congiunta, i segretari Gianluca Toni e Pierpaolo Pullini esprimono solidarietà piena al lavoratore, dichiarando che:

  • il sindacato è pronto a fornire tutela legale e sindacale completa;
  • esiste un forte sospetto di discriminazione politica;
  • il contratto in somministrazione non può essere usato come strumento per colpire opinioni personali.

«Non è tollerabile che la libertà di espressione sia messa a rischio in fabbrica», affermano.

Un caso che arriva alla vigilia del voto

L’episodio esplode proprio a ridosso del referendum dell’8 e 9 giugno, che potrebbe portare a una revisione delle regole sul lavoro e a un rafforzamento dei diritti dei dipendenti.
Il gesto del lavoratore, e la reazione dell’azienda, stanno alimentando un dibattito nazionale sul clima nei luoghi di lavoro e sul diritto dei lavoratori di esprimere opinioni politiche senza ritorsioni.

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