Prosegue senza sosta la mobilitazione dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro che, con una ulteriore tappa, arriva a 40 ore di sciopero.
Fim, Fiom e Uilm rilanciano la protesta con 8 ore di sciopero nazionale e manifestazioni regionali in programma per venerdì 20 giugno 2025.
Al centro della protesta ci sono i contratti scaduti da mesi e una trattativa che le controparti, Federmeccanica-Assistal e Unionmeccanica-Confapi, continuano a evitare. Per i sindacati si tratta di un atteggiamento irresponsabile: i lavoratori e le lavoratrici chiedono risposte concrete, a partire dalla piattaforma già approvata nelle assemblee.
Il programma delle iniziative per venerdì 20 giugno
Lo sciopero sarà articolato su base territoriale, con cortei e presìdi in 18 città italiane. È prevista la partecipazione dei segretari generali nazionali, a testimonianza della centralità della mobilitazione.
Ecco le piazze coinvolte:
Bologna – sarà presente il segretario generale Fim-Cisl Ferdinando Uliano
Napoli – parteciperà il segretario generale Fiom-Cgil Michele De Palma
Mestre – interverrà il segretario generale Uilm-Uil Rocco Palombella
E poi Udine Trento Bergamo Aosta Torino Genova Firenze Ancona Perugia Lanciano Roma Bari Potenza Vibo Valentia Palermo Cagliari.
In tutte le regioni sarà garantita la massima visibilità sindacale, con presidi davanti alle sedi istituzionali e ai principali impianti industriali. Per aderire allo sciopero non servono comunicazioni anticipate.
Sciopero, blocco straordinari e bandiere agli ingressi
La giornata del 20 giugno non sarà solo una prova di forza nelle piazze. Prosegue infatti il blocco degli straordinari e delle flessibilità in tutti gli stabilimenti, mentre le bandiere sindacali restano affisse agli ingressi delle fabbriche, come segnale di mobilitazione permanente.
Fim, Fiom e Uilm ribadiscono che il contratto nazionale è la chiave per migliorare i salari, rafforzare la sicurezza e i diritti sul lavoro, contrastare la precarietà e stabilizzare l’industria. Il mancato rinnovo compromette la tenuta dell’intero sistema produttivo italiano, già in sofferenza per la crisi.
La mobilitazione continuerà finché non sarà riconquistato il tavolo di trattativa e avviato un negoziato vero, fondato sul mandato ricevuto dai lavoratori.