L’indiscrezione sulla possibile vendita di Iveco agli indiani di Tata ha sollevato un forte allarme tra sindacati e istituzioni. L’imminente decisione rischia di mettere a rischio la tenuta produttiva, occupazionale e strategica degli stabilimenti. In particolare in quello di Suzzara, in provincia di Mantova, dove si contano circa 2.400 lavoratori coinvolti.
I sindacati sono sul piede di guerra.
“Governo immobile”: la denuncia di Fiom-Cgil
Marco Massari, segretario generale della Fiom‑Cgil, alla Gazzetta di Mantova parla di un’operazione preordinata e di un governo completamente inattivo:
«Purtroppo le indiscrezioni dei media e la mancata smentita da parte di Exor sono a metà tra un fulmine a ciel sereno e uno di quegli accadimenti che ti fanno dire “noi l’avevamo detto”. È già un po’ che la famiglia Elkann sta monetizzando quello che dovrebbe essere un patrimonio nazionale prima ancora che un patrimonio privato, lo sta facendo senza che questo governo muova una sola eccezione, ora infatti è molto più chiara l’operazione di scorporo di Iveco Defense, uno dei maggiori ostacoli alla vendita del gruppo. Diventa sempre più difficile capire l’immobilità di un governo che si dichiara patriota ma a cui nulla interessa delle sorti industriali di questo paese e men che meno delle lavoratrici e dei lavoratori.»
Preoccupati per futuro, investimenti e filiera
Luciano Di Pardo, della Uilm provinciale, rivolge un appello chiaro:
«Aspettiamo con ansia l’incontro al ministero per sentire dall’azienda la veridicità di questa voce. Se Iveco dovesse confermare, vorremmo capire a che punto si trova la trattativa per poi chiedere garanzie per il prodotto e l’occupazione, oltre che sullo sviluppo e sugli investimenti per l’elettrico e la difficile transizione in atto. Certo, se Exor e Elkann decidono di vendere marchi prestigiosi, per il futuro vedo desertificazione e povertà diffusa. Spero non sia così».
Anche Monica Tonghini, segretaria Fim‑Cisl, sottolinea il clima d’incertezza:
«Le notizie su una trattativa con Tata contribuiscono a creare un clima di incertezza tra i lavoratori, molto dannoso in un momento storico già critico. Per questo con gli altri sindacati abbiamo sollecitato la convocazione di un incontro al ministero sia sulla vendita del gruppo che sullo spin-off del ramo Difesa».
I sindacati chiedono quindi un incontro urgente al ministero per ottenere garanzie sull’occupazione, sugli investimenti nell’elettrico e sul mantenimento della produzione italiana.
Un territorio in allarme: Suzzara e Mantova in prima linea
La situazione coinvolge in modo diretto 2.400 lavoratori tra impiegati diretti, interinali e indotto. La sede di Suzzara è strategica nel panorama nazionale e regionale: una vendita ancora una volta sposterebbe produzione, investimenti e posti di lavoro fuori dal territorio, con possibili ripercussioni sull’intera filiera mantovana.
«Non possiamo permetterci che un altro pezzo dell’industria italiana venga svenduto nel silenzio delle istituzioni – dice alla Gazzetta di Mantova la vicepresidente di Azione Elena Bonetti che annuncia un’interrogazione al ministro Urso –. Il governo ha il dovere di intervenire, di ascoltare i lavoratori e i territori, e di mettere in campo strumenti concreti per proteggere il nostro sistema produttivo».
Istituzioni locali e sindacati chiedono l’intervento della Regione Lombardia e uniformano le richieste: tavoli di lavoro urgenti, strategie industriali condivise e tutela del tessuto occupazionale.


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