Il passaggio dello stabilimento Saxa Gres di Anagni al Gruppo DR Automobiles, controllato dalla famiglia Di Risio ma con legami industriali con partner cinesi, segna un cambio di destinazione d’uso del sito: da produzione di gres porcellanato a polo per l’assemblaggio di autovetture. L’operazione, ufficializzata al Mimit, prevede la nascita di Jarama srl e l’assorbimento dei 67 dipendenti, con promessa di nuove assunzioni.
Tuttavia, l’investimento annunciato non appare di entità tale da consentire l’avvio di una vera e propria produzione automobilistica completa. Più realistico è uno scenario in cui ad Anagni si realizzi un centro di assemblaggio finale destinato a integrare componenti prodotti altrove, sfruttando la rete della componentistica italiana. Questa scelta garantirebbe occupazione locale, ma senza trasformare il sito in un impianto produttivo a ciclo completo.
Szeged: BYD investe 4 miliardi per produrre in Europa
Un approccio completamente diverso è quello di BYD, colosso cinese dei veicoli elettrici, che a Szeged, in Ungheria, ha avviato un maxi-investimento da 4 miliardi di euro per realizzare un impianto destinato alla produzione di auto elettriche su larga scala. Qui si parla di linee produttive complete, dalla fabbricazione delle scocche fino all’assemblaggio finale, con l’obiettivo dichiarato di fornire direttamente il mercato europeo. Un colosso che punta a dar lavoro a circa 10.000 persone nel sud dell’Ungheria.
Il progetto ungherese avrà un impatto occupazionale e industriale molto superiore, creando migliaia di posti di lavoro e rafforzando l’intera filiera locale. È un investimento che riflette la strategia di radicamento in Europa per competere con i marchi storici e beneficiare delle politiche UE per la mobilità sostenibile.
Due visioni per l’automotive in Europa
Il confronto mette in evidenza due visioni: Anagni come hub di assemblaggio con possibile coinvolgimento della filiera italiana, capace di valorizzare subfornitori e competenze locali, e Szeged come grande polo produttivo integrato.
Entrambe le operazioni creano occupazione, ma con portata e prospettive molto diverse, legate soprattutto alla dimensione degli investimenti e agli obiettivi industriali di lungo periodo.


