Il governo tedesco ha annunciato l’intenzione di modificare radicalmente la normativa sugli orari di lavoro.
Oggi, in Germania, la regola generale è la giornata massima di 8 ore, con possibilità di arrivare a 10 se compensata entro sei mesi.
La riforma punta invece a superare questo limite quotidiano, sostituendolo con un tetto settimanale: i lavoratori potrebbero quindi svolgere turni da 12 ore, a patto che la somma finale non superi le 48 ore settimanali previste dalla direttiva UE.
L’Esecutivo parla di maggiore flessibilità per aziende e dipendenti. Ma i sindacati, e in particolare IG Metall, avvertono che la misura nasconde rischi pesanti.
La posizione di IG Metall
IG Metall, il più grande sindacato tedesco dei metalmeccanici, elettrici e del settore automobilistico, respinge con forza l’idea di abolire l’8 ore come norma di riferimento.
Secondo il sindacato, non è vero che i lavoratori chiedano giornate più lunghe: un sondaggio recente indica che il 73% è contrario a orari illimitati e l’84% riconosce che un tetto giornaliero serve a proteggere la salute ed offre maggiori certezze.
Per IG Metall, i turni da 12 ore non rappresentano un guadagno di libertà, ma un rischio concreto: stress, malattie e incidenti aumentano in modo significativo oltre le 8 ore.
Il sindacato ricorda che la giornata di 8 ore è frutto di battaglie storiche e di esigenze di tutela sottolineate da evidenze mediche.
I miti da sfatare sulla lunga giornata di lavoro
La proposta del governo si accompagna a un dibattito acceso, ricco di luoghi comuni.
“In Germania si lavora troppo poco”: i dati dimostrano il contrario. Nel 2023 sono state registrate 54,6 miliardi di ore lavorate, record storico, con milioni di straordinari non pagati.
“Più ore = più economia”: non ci sono prove che giornate più lunghe stimolino la crescita. La produttività dipende da innovazione, formazione e buone condizioni di lavoro, non dal superlavoro. “La legge è troppo rigida”: altro falso mito, fanno notare da IG Metall, in realtà già oggi esistono margini di flessibilità. Sono consentiti turni da 10 ore, e in alcuni casi eccezionali anche da 12, purché compensati.
Perché l’IG Metall dice no
Secondo IG Metall, smantellare la barriera delle 8 ore sarebbe un passo indietro nel diritto del lavoro europeo.
Non garantirebbe più libertà ai lavoratori, ma solo maggior potere organizzativo alle imprese.
Il sindacato sottolinea che il vero problema non è la lunghezza della giornata, bensì la qualità del lavoro: servono investimenti, buona formazione, più servizi di cura per ridurre il part-time forzato e politiche per la conciliazione.
Per IG Metall, trasformare la flessibilità in orari illimitati metterebbe a rischio la salute dei dipendenti e la sostenibilità del sistema produttivo.