Il nuovo bonus mamme introdotto dal decreto Economia (Dl 95/2025, articolo 6) non porta buone notizie per molte lavoratrici, comprese quelle metalmeccaniche. Nel 2024 avevano beneficiato di una decontribuzione più generosa, che faceva crescere lo stipendio netto. Nel 2025 invece arriva un bonus una tantum che vale molto meno: una riduzione secca che riguarda tutte le dipendenti, anche nei settori più colpiti dalla crisi.
Come funziona nel 2025
Il bonus spetta alle lavoratrici dipendenti madri di due figli, a patto che il più piccolo non abbia compiuto 10 anni entro il 2025.
Il reddito complessivo da lavoro non deve superare i 40mila euro annui. L’importo riconosciuto è di 40 euro al mese per 12 mesi, cioè 480 euro complessivi, erogati a dicembre (si attendono le istruzioni INPS).
Se la madre non ha lavorato tutto l’anno, riceverà un importo proporzionato ai mesi effettivamente lavorati. Il beneficio è esteso anche alle autonome madri di due o più figli, sempre con le stesse condizioni di reddito e di età dei figli.
Escluse le mamme con un figlio
Una delle novità più contestate riguarda l’esclusione delle madri con un solo figlio. Per loro non è previsto nessun sostegno, nonostante rappresentino una fascia molto ampia di lavoratrici.
Restano in vigore invece, fino al 2026, le regole più favorevoli per le dipendenti con almeno tre figli (il più piccolo under 18) e contratto a tempo indeterminato: in quel caso l’esonero contributivo arriva fino a 3mila euro annui senza limiti di reddito.
La perdita rispetto al 2024
I calcoli pubblicati da Il Sole 24 Ore mostrano con chiarezza la perdita.
Una dipendente con retribuzione lorda di 1.800 euro, nel 2025 avrà un aiuto complessivo (tra bonus e detrazioni) pari a 1.224 euro. Nel 2024, con la decontribuzione, lo stesso beneficio era di 1.980 euro.
In busta paga significa passare da un netto mensile di 1.567 euro nel 2024 a 1.504 euro nel 2025. Un taglio evidente, che pesa soprattutto per chi ha redditi medi o bassi.