Una folta delegazione di rappresentanti sindacali è stata ascoltata oggi dalla III Commissione Lavoro del Consiglio comunale di Torino, presieduta da Pierino Crema. L’audizione, durata oltre due ore, ha visto la partecipazione di FIOM-CGIL, FIM-CISL, UILM-UIL, UGLM, Fismic-Confsal e AQCF, tutte preoccupate per l’annunciata cessione di Iveco dal gruppo Exor alla multinazionale indiana Tata Motors. Presenti anche la vicesindaca Michela Favaro e numerosi consiglieri comunali.
Il peso di Iveco in Italia
Iveco conta 32mila dipendenti nel mondo, metà dei quali in Italia. Solo nell’area torinese sono 6.500, con sedi strategiche per amministrazione, ricerca e progettazione. Negli ultimi anni l’azienda aveva assunto 1.400 lavoratori, ringiovanendo la forza lavoro con un’età media di 47 anni. Nonostante la solidità del gruppo e una rete commerciale in 150 Paesi, la vendita a Tata Motors ha acceso l’allarme, richiamando alla memoria i precedenti di Magneti Marelli e della fusione PSA-FCA che ha dato vita a Stellantis.
L’impegno delle istituzioni locali
A fronte di questa situazione, la vicesindaca Favaro ha annunciato che i sindaci di Torino, Brescia, Foggia e Suzzara – le città dove sono presenti gli stabilimenti Iveco – hanno chiesto formalmente al Governo nazionale di essere coinvolti nei tavoli di confronto. Le amministrazioni locali temono che un’operazione da 3,8 miliardi di euro, più finanziaria che industriale, possa aprire un nuovo capitolo nella deindustrializzazione italiana. Non va dimenticato infatti che nel piano le garanzie per i lavoratori durano appena 2 anni.
Verso il 24 settembre
Il presidente Crema ha ricordato di aver chiesto un incontro con i vertici Iveco già fissato per il 24 settembre. Intanto in Sala Rossa è stato depositato un atto consiliare, a firma di Emanuele Busconi e sostenuto da più forze politiche, che propone un tavolo stabile sul futuro del comparto automotive, in piena transizione energetica. I sindacati chiedono garanzie oltre il biennio promesso da Tata Motors e temono un lento declino sul modello Mirafiori, con CIG senza fine.