A distanza di un mese dalle prime conferme sulla cessione di Iveco a Tata Motors, i lavoratori denunciano di non avere ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dall’azienda.
Una situazione che lascia con il fiato sospeso circa 15.000 persone in tutta Italia, tra dipendenti diretti e indotto. Lo stabilimento di Suzzara, dove operano circa 2.500 lavoratori, resta l’epicentro del malcontento, ma le stesse preoccupazioni emergono anche da Torino, Foggia e altre sedi storiche del gruppo.
L’incertezza nelle fabbriche Iveco
Tra i metalmeccanici serpeggia il timore di un futuro incerto. «Vogliamo chiarezza sul nostro destino», hanno dichiarato gli operai di Suzzara riuniti al Gate Valletta all’ingresso dello stabilimento, secondo quanto riporta la stampa locale come la Gazzetta di Mantova.
«Nessuno in azienda ci dice nulla e anche i sindacati non hanno saputo darci risposte – riporta la Gazzetta di Mantova a proposito delle dichiarazioni dei dipendenti – Non conosciamo il destino che ci aspetta, le uniche informazioni ci arrivano dai media».
Gli accordi prevedono garanzie per soli due anni, ma resta il vuoto su cosa accadrà dopo. La preoccupazione cresce anche per il peso sociale di Iveco: interi nuclei familiari vivono grazie a questi stipendi e chi ha superato i 40 anni non può ricominciare da zero.
Attesa per assemblee e tavoli istituzionali
Sul fronte sindacale si attende l’avvio delle assemblee per raccogliere informazioni dirette. Fiom-Cgil e gli altri sindacati hanno richiamato i lavoratori alla calma, ricordando l’apertura del Tavolo ministeriale permanente voluto dal ministro Adolfo Urso. Tuttavia, dalle parole dei rappresentanti emerge che, al momento, non esistono garanzie certe a medio-lungo termine. L’indotto, con centinaia di piccole imprese collegate, rischia di essere il primo a pagare gli effetti di una riorganizzazione. Chi lavora in appalto e in subfornitura rischia davvero grosso in questi casi.
Il ruolo del Governo e degli enti locali
Il sindaco di Suzzara, Alessandro Guastalli, ha ribadito la necessità di un intervento del Governo, che non ha ancora risposto alla lettera congiunta inviata dai Comuni interessati.
Per i territori coinvolti, le decisioni sulla cessione Iveco non possono ridursi a una trattativa tra privati: servono garanzie per i lavoratori metalmeccanici e piani di sviluppo industriale chiari. Senza risposte ufficiali, la tensione nei siti produttivi è destinata a crescere.


