Sono quasi 569mila i contratti di assunzione programmati a settembre 2025 dalle imprese italiane, oltre 1,5 milioni entro novembre. I numeri sono imponenti, ma dietro si nasconde un problema strutturale: la mancanza di manodopera qualificata, che colpisce soprattutto la metalmeccanica.
Metalmeccanica e metallurgia: due posti su tre restano scoperti
Le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo registrano un tasso di difficoltà di reperimento del 67%, il più alto in assoluto tra i settori. Significa che quasi due lavoratori su tre mancano all’appello. Non va meglio per le industrie meccaniche ed elettroniche, che mettono in campo 21.110 assunzioni con una difficoltà del 53%. Complessivamente, parliamo di decine di migliaia di posti che rischiano di rimanere vacanti proprio nei comparti centrali del manifatturiero italiano.
Figure introvabili e mismatch formativo
Tra i profili più richiesti ma anche più introvabili ci sono fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (74,5% di difficoltà), i fabbri e costruttori di utensili (73%), i meccanici, montatori e riparatori (66,5%).
Professioni altamente specializzate che scontano la scarsità di percorsi formativi mirati e la scarsa attrattività per i giovani.
Un nodo che frena la competitività
Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro si traduce in un rischio per l’intera filiera industriale. Automotive, siderurgia, meccanica di precisione e impiantistica dipendono da questi profili.
Se le imprese non troveranno le competenze necessarie, la competitività del sistema produttivo sarà compromessa. Unioncamere e Ministero del Lavoro richiamano l’urgenza di rafforzare i percorsi tecnici e professionali, rendendo la metalmeccanica più attrattiva per i giovani.


