La vertenza ex Ilva torna ad occupare il centro del dibattito. Fim, Fiom e Uilm hanno inviato una lettera ufficiale al Governo per chiedere la convocazione immediata del tavolo permanente presso la Presidenza del Consiglio. A firmarla sono i segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella.
Secondo i sindacati non si può più attendere. Le incertezze si moltiplicano, il clima negli stabilimenti resta teso e i lavoratori vivono da mesi tra cassa integrazione, produzione ridotta e mancanza di prospettive. Palazzo Chigi viene quindi chiamato a una presa di responsabilità chiara e diretta.
Piano di salvataggio tra incertezze e rinvii
Il primo punto critico riguarda il piano di salvataggio. Per i sindacati non esiste ancora un percorso concreto e credibile. La decarbonizzazione, indicata come obiettivo strategico, resta senza tempi certi e senza finanziamenti definitivi. Anche l’assetto industriale e la governance dell’ex Ilva non hanno contorni chiari.
Uliano, De Palma e Palombella parlano apertamente di “criticità e incertezze crescenti”, sottolineando come a ogni incontro seguano solo promesse e impegni generici, senza mai un calendario preciso né misure vincolanti. Questo scenario alimenta sfiducia tra i lavoratori e nelle comunità coinvolte.
Sul fronte politico sindacale, durante un incontro con parlamentari di tutte le forze politiche Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito che “decarbonizzazione e occupazione devono camminare insieme”. Hanno chiesto che lo Stato garantisca un ruolo attivo, non solo normativo ma operativo, nel rilancio industriale e ambientale.
Pesa ancora sul percorso la decisione del Comune di Taranto di non autorizzare la nave rigassificatrice ha un impatto concreto: le condizioni per la gara includono che il gas possa arrivare solo via terra. Questo condiziona le soluzioni tecniche proposte dagli offerenti.
Gara di assegnazione sempre rinviata
Altro nodo è il bando di gara per l’assegnazione dell’ex Ilva. La sua pubblicazione è stata annunciata più volte, ma continua a slittare senza spiegazioni preventive. Un comportamento che i sindacati giudicano grave, perché impedisce di capire quale sarà il futuro assetto proprietario e quali investimenti verranno messi in campo.
Al momento per i tre sindacati il rinvio del bando non è solo un fatto tecnico. È il simbolo di una mancanza di trasparenza che mina la credibilità del percorso di rilancio e che rischia di compromettere qualsiasi piano di investimento.
Lavoratori e comunità in bilico
Dietro le sigle e i documenti ci sono migliaia di lavoratori e famiglie. La cassa integrazione è ormai una costante, gli impianti viaggiano a regime ridotto e cresce l’incertezza sul futuro occupazionale. La definizione dei sindacati è netta: la situazione è “drammatica”.
Per questo Fim, Fiom e Uilm chiedono al Governo un confronto immediato e continuo. Serve chiarezza sulle prospettive produttive, sugli investimenti per la decarbonizzazione e sulle tutele per l’occupazione. Le comunità locali, già provate da anni di crisi e tensioni ambientali, attendono risposte certe e concrete.


