lunedì, Novembre 17, 2025

In Pensione a 70 Anni e 8 Mesi: la Relazione della Ragioneria Generale dello Stato

La prospettiva di andare in pensione si allontana sempre di più. Secondo le proiezioni contenute nell’ultima relazione della Ragioneria Generale dello Stato, i lavoratori che oggi si affacciano sul mercato del lavoro dovranno attendere il 2067 per potersi ritirare a 70 anni di età. Si tratta di una previsione legata all’adeguamento automatico dei requisiti previdenziali alle aspettative di vita, un meccanismo che continuerà a spostare in avanti la soglia pensionabile nei decenni futuri.

Le nuove stime sull’età pensionabile

Il documento della Ragioneria evidenzia un progressivo innalzamento dei requisiti anagrafici. Oggi la pensione di vecchiaia richiede 67 anni, ma tra poco più di quarant’anni il limite salirà a 70. Le simulazioni arrivano fino al 2084, segnalando che per le generazioni future il traguardo potrebbe superare anche i 70 anni e 8 mesi.

L’aumento sarà graduale, con scatti di uno o due mesi ogni due anni, in linea con l’andamento della speranza di vita. Esattamente come accadrà dal 2027 in base alla nuova Manovra. Una tendenza già avviata con la riforma Fornero e destinata a proseguire senza interruzioni, salvo interventi legislativi correttivi.

Il percorso di allungamento non è solo italiano. Anche altri Paesi europei, come Grecia e Germania, stanno valutando misure analoghe per contenere la spesa pubblica. In Grecia si parla di un traguardo di 74 anni, mentre Berlino ragiona su incentivi per trattenere più a lungo i lavoratori attivi.

Dal 2027 primo aumento, poi un crescendo costante

Già dal 2027 il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia dovrebbe salire di un mese, arrivando a 67 anni e 1 mese. Nel 2028 si passerà a 67 anni e 3 mesi, e nel 2029 a 67 anni e 5 mesi. Da quel momento in avanti, ogni biennio scatteranno nuovi incrementi di due mesi.

Nel 2050, il requisito per la pensione di vecchiaia dovrebbe attestarsi a 68 anni e 11 mesi, uguale per uomini e donne. Il processo, quindi, sarà lungo e graduale, ma inesorabile.

Per limitare l’impatto, la manovra di bilancio ha previsto una sorta di “sterilizzazione parziale” degli aumenti previsti nel 2027, riservando un trattamento di favore a chi svolge lavori gravosi o usuranti. Tuttavia, il trend complessivo resta orientato verso un progressivo innalzamento dell’età pensionabile per tutte le categorie.

Spesa previdenziale in crescita fino al 2040

La Ragioneria Generale dello Stato spiega che la sostenibilità del sistema previdenziale è una delle principali sfide della finanza pubblica. La spesa per pensioni, oggi intorno al 16% del PIL, continuerà a crescere fino a raggiungere il 17% nel 2040, per poi iniziare una lenta discesa a partire dal 2045, quando gli effetti del sistema contributivo introdotto con la riforma Dini inizieranno a dispiegarsi appieno.

Il calcolo degli assegni, basato sui contributi effettivamente versati, porterà inevitabilmente a pensioni più basse rispetto al passato. Soltanto nel lungo periodo, quando il sistema contributivo sarà pienamente operativo, la spesa previdenziale tornerà su livelli più sostenibili, intorno al 14% del PIL nel 2070.

Un equilibrio ancora lontano ma in miglioramento

Secondo la relazione, ci sono però segnali positivi sul fronte dell’equilibrio tra lavoratori attivi e pensionati. L’Italia si avvicina infatti alla soglia di sicurezza di 1,5 occupati per ogni pensionato, un rapporto considerato essenziale per la tenuta del sistema.

Attualmente, per ogni 100 pensionati ci sono circa 146 lavoratori che versano contributi. Se la tendenza dovesse consolidarsi, la sostenibilità complessiva del sistema previdenziale ne trarrebbe beneficio, anche a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione.

In conclusione, il quadro delineato dalla Ragioneria Generale dello Stato mostra un futuro in cui il lavoro si protrarrà sempre più a lungo. La pensione a 70 anni non è più un’ipotesi lontana, ma una proiezione concreta per le nuove generazioni.

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