Nella giornata del 28 ottobre 2025, Confimi Industria Meccanica e FIM-CISL hanno siglato un’ipotesi d’accordo sugli aumenti retributivi per il biennio 2025-2026. L’intesa riguarda i lavoratori delle piccole e medie imprese che applicano il CCNL Confimi Meccanica, circa 40 mila addetti in tutta Italia.
Per il 5° livello è previsto un incremento complessivo di 100 euro, pari al 4,65%. L’aumento sarà corrisposto in due tranche: 22,03 euro da novembre 2025 e 50 euro da giugno 2026, che si sommano ai 27,97 euro già riconosciuti nel mese di giugno 2025 (in base alla clausola sull’IPCA).
Salari più alti dal 1° novembre
Dal 1° novembre 2025, quindi, il 5° livello del CCNL Confimi Meccanica beneficerà di un primo adeguamento che porta il totale degli aumenti erogati nel 2025 a circa 50 euro, in linea con quanto già previsto dall’accordo firmato a luglio tra Unionmeccanica-Confapi e Fim-Fiom-Uilm.
L’intesa siglata ieri consente così di riallineare i minimi tabellari tra i due contratti, eliminando la differenza che fino a settembre separava i lavoratori delle stesse dimensioni d’impresa ma con CCNL diversi.
Obiettivo: allineamento e tutela salariale
Secondo i segretari FIM-CISL Ferdinando Uliano e Massimiliano Nobis, l’accordo rappresenta “una tutela salariale importante, superiore al dato inflazionistico”. È inoltre confermata la clausola di salvaguardia IPCA, che garantirà il recupero di eventuali scostamenti inflazionistici anche a giugno 2026.
La trattativa proseguirà nelle prossime settimane per affrontare gli altri punti della piattaforma sindacale, tra cui welfare, formazione e inquadramento.
Stessi minimi di Unionmeccanica-Confapi
Con l’aumento di novembre, i lavoratori del comparto Confimi Meccanica avranno gli stessi minimi salariali dei colleghi in forza presso le aziende che applicano il CCNL Unionmeccanica-Confapi, dove la tranche di 50 euro è scattata già dal 1° settembre 2025 (clicca qui per controllare gli importi).
Dopo mesi di differenze retributive tra contratti praticamente identici, le PMI metalmeccaniche tornano così su un piano uniforme, chiudendo il divario che aveva penalizzato parte dei lavoratori del settore.


