Dal 2025 tutte le imprese italiane sono obbligate per legge a stipulare una polizza catastrofale contro terremoti, alluvioni, frane e altri eventi naturali. L’obbligo, introdotto dalla Legge di Bilancio 2025, nasce con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica per gli indennizzi post-disastro e trasferire la copertura dei rischi al settore privato.
In pratica, lo Stato non interverrà più con fondi diretti in caso di calamità: le imprese dovranno proteggersi autonomamente, pena la perdita di agevolazioni, contributi e risarcimenti pubblici in caso di danno.
La proposta Confindustria con Unipol, Poste e Intesa
Per agevolare le aziende associate, Confindustria, in collaborazione con Unipol Assicurazioni S.p.A., Poste Italiane Assicura e Intesa Sanpaolo Protezione, ha lanciato il progetto “Polizze Catastrofali – Una soluzione per le imprese”.
Attraverso un portale dedicato, le imprese iscritte al sistema Confindustria possono accedere a condizioni economiche vantaggiose, ricevere consulenza assicurativa personalizzata e ottenere una valutazione gratuita del rischio per i propri stabilimenti. L’iniziativa consente anche di verificare la conformità alle nuove norme e di semplificare le procedure di attivazione della copertura.
Coperture, vantaggi e criticità
Le polizze coprono danni a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature, garantendo continuità produttiva in caso di calamità. Tra i vantaggi: premi calmierati, accesso rapido alle offerte assicurative e assistenza centralizzata.
Tuttavia, permangono alcune criticità: Confindustria ha chiesto al Governo un rinvio di almeno tre mesi per chiarire i criteri di applicazione, il calcolo dei premi e l’impatto sui territori ad alto rischio. Molte piccole imprese, infatti, temono costi troppo elevati o difficoltà a reperire coperture adeguate.
Un obbligo che pesa sulle imprese
L’obbligo delle polizze catastrofali rappresenta un onere aggiuntivo per il sistema produttivo. In un Paese con un dissesto idrogeologico cronico e pochi investimenti in prevenzione, lo Stato arretra, mentre le imprese sono costrette a pagare di più per proteggersi da rischi che derivano anche da decenni di mancata manutenzione del territorio.


