Allo stabilimento Electrolux di Porcia (Pordenone), cuore italiano della produzione di lavatrici del gruppo svedese, la ripresa della domanda si è trasformata in un nuovo terreno di scontro tra azienda, sindacati e lavoratori.
Dopo mesi di contratti di solidarietà, attivati per gestire i cali produttivi, la direzione ha annunciato la sospensione temporanea della misura a partire da metà ottobre, giustificando la decisione con l’aumento dei volumi: da 620 mila a oltre 700 mila pezzi previsti per il 2025.
Ma lo stop alla solidarietà non è arrivato da solo. L’azienda ha chiesto anche lavoro straordinario nei sabati autunnali, per sostenere la produzione delle linee di punta, in particolare quelle dell’alto di gamma.
Lavoro di sabato, quattro turni extra fino a dicembre
La proposta iniziale prevedeva sette sabati di straordinario, poi ridotti a quattro dopo le proteste: 8, 15, 29 novembre e 13 dicembre. Per ogni ora lavorata, è prevista una maggiorazione del 50% più 3 euro aggiuntivi. In cambio, la chiusura natalizia sarà estesa dal 24 dicembre al 7 gennaio, con rientro posticipato.
Una misura presentata come necessaria per rispondere ai picchi di domanda, ma che – secondo quanto rivelano fonti stampa locali – ha aperto una frattura interna.
I lavoratori si dividono: referendum acceso in fabbrica
La tensione è esplosa nelle assemblee: molti operai hanno denunciato un aumento dei carichi di lavoro e una gestione poco trasparente della sospensione della solidarietà, chiedendo un tavolo di confronto sindacale. Al referendum interno, la maggioranza (292 voti favorevoli contro 127 contrari) ha approvato la proposta di quattro sabati lavorativi, ma la spaccatura resta evidente.
Tra chi vede nello straordinario una boccata d’ossigeno per lo stipendio e chi teme che sia l’ennesimo passo verso una maggiore flessibilità imposta dall’alto, il clima in fabbrica è tutt’altro che sereno.
Inoltre i lavoratori denunciano un ciclo continuo tra cassa integrazione, straordinari e nuova cassa: una “fisarmonica produttiva” che crea instabilità, stress e mancanza di certezze sul futuro occupazionale.
Sindacati in allerta, atteso un nuovo tavolo
Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm hanno chiesto all’azienda di riaprire il confronto per chiarire tempi, modalità e garanzie sul rientro dei contratti di solidarietà. “L’azienda non può scaricare sulle spalle dei lavoratori le proprie scelte produttive” è la posizione emersa dalle assemblee.
Un nuovo incontro è previsto nei prossimi giorni per trovare un equilibrio tra esigenze industriali e sostenibilità sociale. Ma a Porcia, ancora una volta, il termometro sindacale segna alta tensione.


