Quando un’azienda metalmeccanica chiude o viene dichiarata fallita, tra i lavoratori scatta un timore comune: “Adesso i soldi che devo ricevere chi li paga?”
Stipendi arretrati, TFR, ratei di tredicesima e quattordicesima, maggiorazioni… tutto sembra improvvisamente messo in discussione.
In realtà, le tutele ci sono e funzionano, e riguardano i lavoratori compreso dunque i metalmeccanici, indipendentemente dal livello o dal reparto.
I crediti dei lavoratori vengono prima: la tutela del privilegio
Nelle procedure fallimentari i crediti non contano tutti allo stesso modo.
La legge mette i lavoratori in prima fila grazie all’articolo 2751-bis n.1 del Codice Civile, che riconosce ai crediti di lavoro un privilegio speciale.
Cosa significa in pratica?
Che gli stipendi arretrati, i ratei maturati, le indennità legate alla cessazione e le differenze retributive dei metalmeccanici devono essere pagati prima dei debiti verso fornitori, banche o altri creditori dell’azienda.
Cosa può finire nello stato passivo e cosa può essere escluso
Quando l’azienda fallisce, il curatore analizza la posizione del lavoratore e decide quali crediti riconoscere.
Di solito vengono ammessi:
- gli ultimi stipendi non pagati
- i ratei di tredicesima e quattordicesima maturati
- eventuali differenze retributive (livelli, scatti, turni, straordinari)
- indennità legate alla cessazione del rapporto
Possono invece essere esclusi:
- trattenute o recuperi non dovuti
- errori nelle buste paga
- assenze contestate
- rivalutazioni o interessi non spettanti
Un’esclusione non significa che il lavoratore non abbia diritto, ma solo che quel credito non rientra nel perimetro del fallimento.
Il TFR dei metalmeccanici non lo paga il fallimento: interviene l’INPS
Molti metalmeccanici si preoccupano quando leggono lo stato passivo e non trovano il TFR tra le somme riconosciute, ma non si tratta di un errore!
Il TFR non viene pagato dalla procedura fallimentare.
A sostituire il datore di lavoro interviene l’INPS attraverso il Fondo di Garanzia, istituito dall’art. 2 della Legge 297/1982 e poi ampliato dall’art. 2 del D.Lgs. 80/1992.
Questo Fondo nasce proprio per tutelare i lavoratori quando l’azienda non ha più liquidità.
Per i lavoratori e nel nostro caso i metalmeccanici, significa che l’INPS pagherà:
- il TFR maturato durante tutto il rapporto
- le ultime tre mensilità arretrate
- i ratei di tredicesima e quattordicesima collegati agli ultimi mesi di lavoro
Il Fondo interviene quando il rapporto è cessato e l’azienda risulta fallita o insolvente.
Una volta verificati questi requisiti, l’INPS calcola e liquida direttamente quanto spetta.
Come si dividono i pagamenti tra fallimento e INPS
Il punto più delicato riguarda i ratei di tredicesima e quattordicesima, che spesso compaiono sia nello stato passivo sia nella domanda INPS.
Non è un errore: è il funzionamento corretto della procedura.
Il fallimento paga tutto ciò che è maturato prima degli ultimi tre mesi: quindi anche i ratei di 13ª e 14ª lontani dalla cessazione, insieme ad arretrati, differenze paga e indennità varie.
L’INPS interviene invece sugli ultimi tre mesi, e quindi paga anche la quota di 13ª e 14ª maturata proprio in quel periodo finale.
Per ricordarlo facilmente:
👉 il fallimento paga già che è stato maturato in passato, prima degli ultimi 3 mesi
👉 l’INPS paga la parte finale del rapporto
In questo modo il lavoratore recupera la quasi totalità delle sue spettanze.
Cosa deve fare davvero un metalmeccanico quando l’azienda fallisce
Il fallimento dell’azienda non significa perdere stipendi, ratei o TFR.
Le tutele previste dal Codice Civile e dal Fondo di Garanzia INPS proteggono i lavoratori e permettono di recuperare quasi tutte le somme maturate.
Tuttavia, per ottenere ciò che spetta è fondamentale non affrontare tutto da soli: le pratiche fallimentari e le procedure INPS sono complesse e un errore può rallentare o compromettere i pagamenti. Per questo è consigliabile affidarsi a un professionista o a un patronato, in grado di gestire correttamente ogni passaggio.

