La crisi nel settore metalmeccanico ha imposto a molte aziende di ridurre l’orario di lavoro e ricorrere alla cassa integrazione, causando uno stop anticipato delle attività produttive. In pratica, è come se le ferie iniziassero in anticipo: i lavoratori restano a casa pur continuando a percepire un’entrata economica.
Pur non trattandosi di vere ferie retribuite, questa dinamica offre un reddito garantito in un momento di calo produttivo.
Stellantis Cassino e Termoli: produzione ferma per settimane, operai in cig
Uno dei casi più eclatanti per numero di dipendenti coinvolti è quello dello stabilimento Stellantis di Cassino, che ha affrontato un periodo critico nei primi mesi del 2025.
Tra marzo e aprile, la produzione è stata attiva solo per 39 giorni sui primi quattro mesi dell’anno, con ricorso massiccio alla cassa integrazione per coprire il tempo di fermo.
Questo blocco anticipato delle linee di assemblaggio ha peggiorato le condizioni degli operai, costretti a casa con bandi cig che hanno ridotto drasticamente l’attività lavorativa. Di conseguenza, oltre il 60% dello stabilimento di Cassino è stato smantellato.
Non meno drammatica è la situazione a Termoli, dove per sei giorni a dicembre 2024 è stata attivata la cassa integrazione su alcune linee produttive, a causa del calo di commesse a Pomigliano e Cassino.
Anche se di breve durata, questa sospensione anticipata ha provocato disagi simili a quelli delle ferie forzate.
Cassa integrazione nel settore moda
Anche la moda non se la passa meglio. Nella seduta n. 131 del 12 giugno scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge finalizzato a introdurre misure urgenti in tema di crisi industriali, tra le quali figura una proroga delle integrazioni salariali previste per i settori tessile, pelletteria, abbigliamento, calzaturiero, conciario e per le attività svolte dagli addetti alle lavorazioni di montatura e saldatura di accessori della moda.
“La crisi sta colpendo con particolare forza il comparto artigiano, ovvero il tessuto di piccole e piccolissime imprese, fondamentale per l’economia della nostra Regione – scrivono dalla CGIL Emilia Romagna – Da FSBA (fondo bilaterale per l’erogazione degli ammortizzatori nel comparto artigiano) arrivano dati molto preoccupanti: nei primi 11 mesi del 2024 l’utilizzo di FSBA in Emilia-Romagna è aumentato del 90% rispetto allo stesso periodo del 2023. Una crescita trainata dal settore del tessile, abbigliamento e arredamento, dal settore delle pelli/cuoio e calzature e dal settore metalmeccanico. L’utilizzo di FSBA ha riguardato oltre 1.500 imprese artigiane della regione e coinvolto oltre 10mila lavoratrici e lavoratori.”
Anticipo delle “ferie”: un sollievo contingente ma con incognite
La cassa integrazione garantisce una retribuzione parziale, ma non equivale a tempo libero né offre diritti aggiuntivi come le ferie. È un meccanismo temporaneo per assorbire i colpi della crisi, utile per evitare licenziamenti immediati.
Tuttavia, comporta:
- Riduzione drastica dell’attività lavorativa;
- Ridotto potere d’acquisto, poiché si incassa solo una percentuale del salario;
- Incertezza sul futuro, con possibili ripercussioni sull’indotto locale e sulle famiglie.
La cassa integrazione rappresenta quindi uno strumento di contenimento della crisi che ha permesso a migliaia di operai di restare collegati all’azienda e al salario, garantendo una parvenza di reddito. Per il futuro, però, serve un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e sindacati per rilanciare il settore metalmeccanico e garantire stabilità e prospettive reali ai lavoratori.


