Nel pieno dell’incertezza legata ai nuovi accordi sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea, il Governo italiano manda un primo segnale di sostegno alle imprese. Un emendamento al Decreto Economia, presentato dai relatori di maggioranza in Commissione Bilancio al Senato, interviene sul lavoro in somministrazione: la proposta prevede l’estensione da 3 a 4 anni del limite massimo oltre il quale il lavoratore deve essere assunto a tempo indeterminato. Una misura che, pur applicandosi a tutti i settori, è destinata ad avere un impatto particolare sulle filiere esposte all’export, come quella metalmeccanica.
Un anno in più per valutare mercato e stabilizzazioni
L’emendamento mira a dare alle aziende un margine temporale maggiore per gestire la forza lavoro in un contesto economico fortemente condizionato dall’incertezza internazionale. Allungare il termine per l’assunzione a tempo indeterminato offre alle imprese un anno in più per valutare la domanda, l’andamento dei mercati e l’evoluzione del quadro geopolitico prima di prendere impegni strutturali sul piano occupazionale. In sostanza, una misura che non congela la stabilizzazione, ma la rende più ponderata.
Un segnale alle imprese metalmeccaniche
La modifica interessa tutte le imprese, ma assume una valenza particolare per il settore metalmeccanico, tra i più colpiti dalla possibilità di ritorsioni commerciali USA-UE. Le esportazioni metalmeccaniche (compreso l’automotive), nel 2024, hanno raggiunto un valore pari a circa 277 miliardi di euro.
In regioni a forte vocazione industriale, dove la manifattura a vocazione internazionale è un pilastro economico, l’intervento viene letto come un primo tentativo di risposta politica. Confindustria Udine, ha ribadito che le imprese chiedono «ristori e misure fiscali premiali» per chi assume e investe, ma ha riconosciuto che ogni intervento utile a dare maggiore flessibilità temporanea «può rappresentare un supporto operativo nella gestione dell’organico in tempi incerti».
Le reazioni della politica: “Emendamento nascosto e inaccettabile”
Non sono mancate polemiche. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno criticato duramente la modifica, definendola una “mini riforma del lavoro nascosta” e “un favore alle agenzie interinali”. Secondo Francesco Boccia (PD) e Elisa Pirro (M5S), la norma favorisce la precarizzazione del lavoro e aggira le regole sui contratti a termine. Anche il senatore Tino Magni (Alleanza Verdi e Sinistra) ha parlato di “un attacco ai diritti dei lavoratori”.
Sindacati divisi: Cgil contraria, Cisl favorevole
Lo scontro si riflette anche sul fronte sindacale. Cgil e Nidil Cgil si sono dette contrarie, sostenendo che l’emendamento allarga ulteriormente il ricorso a forme precarie e penalizza i lavoratori più vulnerabili. Al contrario, Cisl e Felsa Cisl hanno espresso una posizione favorevole attraverso un comunicato congiunto: la proroga viene letta come una forma di “flessibilità sostenibile”, capace di accompagnare le imprese verso nuove assunzioni quando il contesto lo permetterà.


