Il Governo ha avviato una profonda revisione della legge quadro sull’artigianato, ferma da oltre 40 anni. Il disegno di legge in Parlamento prevede l’aumento del limite di dipendenti per le imprese artigiane: dagli attuali 18 si passerà a 49 lavoratori. Un cambiamento richiesto da tempo dalle associazioni di categoria, come Confartigianato, CNA e Casartigiani, per adeguarsi alle esigenze del mercato.
La riforma riguarda anche le aziende metalmeccaniche, dell’installazione d’impianti, autoriparazione, laboratori orafi, che svolgono lavorai non in serie, iscritte all’albo delle aziende artigiane.
La proposta di legge firmata da Salvetti entra nel dibattito parlamentare
La riforma dell’artigianato è stata formalmente presentata alla Camera dal deputato di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi, ma il lavoro di elaborazione normativa porta la firma del relatore Paolo Salvetti, sempre di FdI. Il testo è stato incardinato nella Commissione Attività produttive di Montecitorio e ha già ottenuto ampi consensi tra le forze della maggioranza. Salvetti ha sottolineato come l’obiettivo sia “non smontare il modello artigiano tradizionale, ma renderlo compatibile con le nuove esigenze del lavoro, dell’innovazione e della sostenibilità”. La proposta si inserisce in un dibattito più ampio, che coinvolge anche le associazioni di categoria, favorevoli a riforme strutturali che superino la frammentazione normativa attuale. L’iter legislativo riprenderà a pieno ritmo dopo la pausa estiva, con l’intenzione di approvare la legge entro il 2025.
Stop alla licenza commerciale per vendere i propri prodotti
Un’altra novità riguarda l’abolizione dell’obbligo di licenza commerciale per chi vende direttamente i prodotti artigianali. Oggi, anche un panificio o un laboratorio deve avere l’autorizzazione del Comune per la vendita al dettaglio. Con la riforma, chi produce potrà vendere liberamente, riducendo la burocrazia e incentivando il contatto diretto con il cliente.
Nuove regole per le società artigiane
Il testo prevede anche di allargare la base dei soci delle imprese artigiane. Potranno farne parte anche soci non lavoratori e soggetti appartenenti a imprese sociali o di capitale. In questo modo si punta a favorire investimenti, aggregazioni e la nascita di nuove microimprese artigiane innovative.
Negozi nei centri storici: arrivano i micro distretti
Per sostenere le attività artigiane nei centri storici, spesso in crisi a causa dell’e-commerce, verranno creati micro distretti urbani. In queste aree sarà possibile vendere prodotti all’aperto, con regole semplificate e criteri di qualità. L’obiettivo è salvaguardare il tessuto commerciale delle città, valorizzando l’artigianato locale.


