L’Unione europea punta a cambiare radicalmente il mercato delle riparazioni con la direttiva 2024/1799, che introduce il diritto alla riparazione per numerosi beni di consumo, dagli elettrodomestici agli smartphone.
Il recepimento in Italia è stato inserito nel disegno di legge della delegazione europea, approvato dal Consiglio dei ministri il 22 luglio 2025. Il percorso è ancora all’inizio: servirà l’approvazione del Parlamento e le nuove regole entreranno in vigore dopo il 31 luglio 2026.
La direttiva impone ai produttori di offrire riparazioni rapide, a prezzi ragionevoli e senza ostacoli tecnici o legali. Tra le novità principali: estensione della garanzia di un anno dopo la riparazione, divieto di limitare l’uso di pezzi di ricambio indipendenti, obbligo di fornire manuali tecnici e possibilità di produrre componenti non brevettate con tecnologie come la stampa 3D.
In Italia, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha confermato che il nostro Paese aderirà alla piattaforma online europea per la riparazione, con una sezione nazionale, evitando di creare un portale autonomo. Potranno essere previsti rimedi specifici se il riparatore non rispetta l’intervento concordato e un sistema sanzionatorio e di vigilanza.
Le richieste degli operatori (le aziende di riparazione)
Davide Rossi, direttore generale di Aires ed EuCer Council, chiede un decreto chiaro che tocchi prezzi e incentivi. Oggi, il costo dei ricambi originali può arrivare all’80% del prezzo di un prodotto nuovo, scoraggiando le riparazioni. Rossi propone calmierare i prezzi dei ricambi, garantire accesso ai manuali tecnici e introdurre esenzioni IVA sul costo del lavoro per rendere il settore competitivo, prendendo esempio da Vienna, dove esiste un bonus fino a 200 euro per riparazioni di dispositivi elettronici.
Il peso economico del settore
Secondo Confartigianato, in Italia operano 316mila imprese di riparazione, di cui 237.500 artigiane, con 904mila occupati e un fatturato complessivo di 113 miliardi di euro. Il nostro Paese ha la più alta incidenza europea del settore sull’economia.
Il presidente Marco Granelli sottolinea che la sostituzione prematura dei prodotti genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti e costa ai consumatori europei 12 miliardi di euro all’anno. Chiede che la legge italiana preveda l’obbligo per i produttori di fornire ricambi ai riparatori, incentivi fiscali e misure contro l’obsolescenza programmata.
Il diritto alla riparazione, se attuato in modo chiaro e con adeguati incentivi, potrebbe creare nuovi posti di lavoro stabili, soprattutto nelle aree svantaggiate, e ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti elettronici.


