Il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, scaduto il 30 giugno 2024, continua a muoversi tra ostacoli e tensioni. Federmeccanica e Assistal si trovano oggi in una fase delicata della trattativa, con i sindacati che chiedono risposte immediate e che guardano al 25 settembre come data chiave per ottenere segnali concreti. La pressione delle parti sociali è dunque crescente e si inserisce in un quadro economico che non facilita i negoziati.
Federmeccanica: dazi e costi mettono a rischio le imprese
Proprio in questo contesto, durante la presentazione della 175ª Indagine Congiunturale di Federmeccanica, presentata pochi giorni fa, Alessia Miotto ha sottolineato come le imprese del settore, soprattutto quelle a bassa marginalità, siano messe in seria difficoltà dai dazi introdotti dall’amministrazione statunitense. Anche tariffe ridotte, ha spiegato, possono avere effetti devastanti su filiere già gravate da alti costi energetici, produttività stagnante e crescita del costo del lavoro per unità di prodotto. La preoccupazione è che a queste condizioni diventi complicato persino riconoscere aumenti retributivi, un tema centrale nel rinnovo del contratto.
Le imprese che frenano la trattativa
Il legame tra questi fattori economici e la contrattazione è evidente. Proprio le aziende con minori margini sono state, tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, quelle che hanno rallentato il percorso di rinnovo del contratto. Questa resistenza ha costretto i sindacati a proclamare una serie di scioperi, che hanno segnato le ultime tappe della trattativa.
Ora, però, la situazione è diventata più urgente: senza un passo in avanti sulla part economica del contratto – con i sindacati che chiedono 280 euro di aumento – la tenuta del settore rischia di essere compromessa e lo scontro sociale di acuirsi ulteriormente.
Ottobre possibile mese decisivo
Da qui nasce l’insistenza di Fim-Fiom-Uilm, che chiedono risposte già al termine della riunione del 25 settembre e premono affinché il negoziato imbocchi la strada conclusiva.
In questa prospettiva, il mese di ottobre si candida a diventare decisivo per chiudere il rinnovo. Diversamente, la prospettiva è quella di una nuova stagione di proteste, resa ancor più probabile dall’insoddisfazione per i tagli annunciati dal governo nella manovra di bilancio 2026. La trattativa contrattuale, dunque, non è più rinviabile e si intreccia sempre di più con le scelte politiche ed economiche del Paese.


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