Dal 1° gennaio 2027 l’età per andare in pensione di vecchiaia dovrebbe salire da 67 anni a 67 anni e 3 mesi, mentre quella per la pensione anticipata aumenterebbe da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e un mese per gli uomini, e da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e un mese per le donne.
Tutto questo a causa del meccanismo automatico che lega i requisiti all’aumento dell’aspettativa di vita previsto dalle riforme Tremonti-Sacconi e Fornero.
I tecnici del Governo, però, stanno lavorando per bloccare o limitare questo aumento con la prossima Legge di Bilancio, così da evitare un nuovo “scalino” che colpirebbe anche molti lavoratori metalmeccanici.
L’ipotesi del congelamento
La prima ipotesi sul tavolo è quella di congelare l’aumento di tre mesi almeno per chi ha compiuto 64 anni. In pratica, si potrebbe continuare ad andare in pensione di vecchiaia a 67 anni tondi anche nel 2027. E’ la più sempre ma anche la più costosa per le casse dello Stato.
Per la pensione anticipata, invece, la soglia verrebbe mantenuta solo per chi ha raggiunto 64 anni di età oltre ai contributi richiesti.
Chi invece non ha ancora compiuto i 64 anni dovrebbe comunque aspettare i nuovi requisiti più alti.
Una soluzione di compromesso che permetterebbe di contenere i costi pubblici, stimati tra 1,5 e 2 miliardi di euro nel biennio 2027-2028.
L’alternativa: una finestra di attesa
Un’altra ipotesi allo studio è quella di introdurre una “finestra” di uno o due mesi dopo la maturazione dei requisiti.
In questo modo, l’età resterebbe a 67 anni, ma chi raggiunge i requisiti nel 2027 o nel 2028 dovrebbe attendere uno o due mesi in più per ricevere l’assegno.
L’idea Durigon per l’uscita a 64 anni
Resta infine la proposta del sottosegretario Claudio Durigon, che punta a permettere anche ai lavoratori del sistema misto di andare in pensione a 64 anni, utilizzando il Tfr accantonato come integrazione per raggiungere l’importo minimo richiesto.
Una misura che, se approvata, darebbe più libertà anche ai metalmeccanici con lunghe carriere contributive.


