Si è tenuta ieri, 11 novembre, alla Presidenza del Consiglio la riunione sull’ex Ilva di Taranto tra governo e organizzazioni sindacali, presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
Al tavolo hanno partecipato i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), Marina Calderone (Lavoro) e il ministro dell’Ambiente, insieme a Stefano Caldoro, consigliere della premier Giorgia Meloni per i rapporti con le parti sociali.
Collegati in videoconferenza anche i rappresentanti delle Regioni Piemonte, Liguria e Puglia.
Per le organizzazioni sindacali erano presenti Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl Metalmeccanici, Usb e Federmanager, oltre ai rappresentanti di Invitalia, ai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e del Gruppo Ilva.
Urso: “Cigs da 4.550 a 5.700 unità, poi 6.000 da gennaio”
Nel corso del vertice, il ministro Adolfo Urso ha illustrato la situazione occupazionale, spiegando che “la rimodulazione delle attività da qui a fine dicembre richiederà l’incremento del ricorso alla Cigs da 4.550 a circa 5.700 unità, con integrazione del reddito”. Dal 1° gennaio 2026, con il fermo delle cokerie per i lavori di decarbonizzazione, la cassa integrazione salirà a 6.000 lavoratori coinvolti.
Secondo i dati forniti dai sindacati, lo stabilimento di Taranto conta oggi 7.938 addetti: 5.371 operai, 1.704 quadri e 863 equiparati. Una quota sempre più ampia dell’organico è dunque destinata alla sospensione dal lavoro, nel momento in cui 6.000 andranno in Cig.
Trattativa “segreta” per la cessione del gruppo
Durante la riunione Urso ha confermato l’esistenza di quattro soggetti potenzialmente interessati al futuro del gruppo siderurgico. Oltre a Baku Steel, e ai fondi Flacks Group e Bedrock, il ministro avrebbe fatto riferimento a un quarto soggetto, finora rimasto coperto dal massimo riserbo, che avrebbe avviato una trattativa riservata per rilevare l’ex Ilva. Sembrerebbe che tale soggetto sia interessato a rilevare l’intero gruppo e non singoli asset, ma informazioni dettagliate non sono arrivate.
Sindacati: “Servono risorse e un ruolo pubblico forte”
I sindacati hanno ribadito che la situazione dello stabilimento di Taranto è “la peggiore degli ultimi anni”. Michele De Palma (Fiom-Cgil) ha chiesto “una società a maggioranza pubblica che gestisca la transizione”, mentre Ferdinando Uliano (Fim-Cisl) ha denunciato “l’assenza di un vero piano industriale e di risorse per garantire la continuità produttiva”. Secondo i sindacati, senza un intervento deciso dello Stato, il rischio è “il collasso dell’intero sistema industriale dell’ex Ilva”.


