Il meccanismo del payback sui dispositivi medici sta generando forti tensioni non solo nel settore sanitario, ma anche nell’intera filiera metalmeccanica. Molte apparecchiature mediche si basano infatti su strutture, telai, componenti in metallo e sistemi meccanici forniti da officine e aziende specializzate.
Quando i produttori biomedicali entrano in difficoltà, a fermarsi sono commesse, turni, catene di montaggio e lavorazioni meccaniche. Un effetto che rischia di ricadere in modo diretto su saldatori, tornitori, operatori CNC, montatori e tecnici diplomati.
Payback retroattivo: PMI biomedicali in affanno e indotto meccanico in sofferenza
Secondo quanto evidenziato da Confapi Sanità, il problema principale è la richiesta di rimborsi retroattivi, che crea squilibri di bilancio difficili da assorbire soprattutto per le PMI.
Lo shock economico non si ferma ai produttori di dispositivi medici finiti: colpisce anche le PMI metalmeccaniche che realizzano parti strutturali, carpenterie, meccanismi e componenti tecnici.
La mancanza di liquidità blocca investimenti, riduce le attività e mette in pausa le lavorazioni, creando un rallentamento a catena nell’intero comparto.
Rischio licenziamenti: l’indotto metalmeccanico teme un’ondata di esuberi
Dal quadro che emerge, senza interventi immediati si rischia di assistere a riduzioni del personale e possibili chiusure, con impatti diretti sulla forza lavoro metalmeccanica.
Chi opera nelle officine e nei reparti produttivi: dagli operatori delle macchine utensili agli addetti all’assemblaggio, è tra i primi esposti alle conseguenze di una contrazione del settore biomedicale.
Il payback rischia così di trasformarsi in una vera emergenza occupazionale, con migliaia di posti potenzialmente a rischio.
Le richieste del settore per salvare la filiera meccanica
Le posizioni espresse da Confapi Sanità indicano alcune misure considerate urgenti per evitare un effetto domino industriale:
- esenzione o franchigia dal payback per le PMI, incluse quelle metalmeccaniche dell’indotto sanitario;
- rateizzazione dei rimborsi, per evitare che i debiti retroattivi prosciughino i bilanci;
- riforma complessiva del payback, così da garantire agli operatori una maggiore stabilità nella pianificazione produttiva.
Senza questi interventi, la capacità del settore di preservare l’occupazione e mantenere attiva l’intera filiera appare compromessa.
Un effetto domino da evitare: salvare la meccanica per salvare la sanità
La crisi dei dispositivi medici rischia di propagarsi rapidamente all’indotto metalmeccanico, con cali degli ordini, fermi di produzione e potenziali esuberi.
Difendere il comparto biomedicale significa quindi tutelare anche i lavoratori metalmeccanici, che rappresentano la spina dorsale tecnica delle apparecchiature presenti negli ospedali italiani.
Intervenire sul payback non è solo una necessità per la sanità, ma una priorità industriale e occupazionale per l’intero sistema meccanico nazionale.


