Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha voluto rassicurare i lavoratori metalmeccanici dopo le difficoltà produttive emerse negli stabilimenti Stellantis. «La prossima settimana – ha dichiarato – incontrerò il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa e l’Anfia, per discutere dell’attuazione del Piano Italia e delle strategie comuni da portare avanti in Europa».
Chi è Anfia e perché conta
L’Anfia è l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, la più importante organizzazione di rappresentanza delle imprese del settore automotive in Italia. Riunisce oltre 400 aziende, tra cui costruttori di autoveicoli, produttori di componentistica e società attive nei servizi per la mobilità. Il suo peso è determinante perché ogni decisione di Stellantis sull’allocazione dei modelli o sui volumi produttivi si riflette immediatamente su migliaia di piccole e medie imprese della filiera. L’Anfia siede quindi al tavolo con il governo non solo come portavoce delle imprese, ma anche come interlocutore in grado di segnalare le conseguenze industriali e occupazionali delle scelte strategiche.
L’impatto sull’indotto
Nonostante le promesse di Urso, la situazione resta tesa. Gran parte degli stabilimenti italiani procede con turni ridotti e migliaia di dipendenti sono sospesi in cassa integrazione. La crisi colpisce anche l’indotto: aziende di componentistica e logistica che vedono diminuire le commesse e accumulano ore di ammortizzatori sociali. Molte PMI non hanno la forza di resistere a lungo in queste condizioni e temono di dover ridimensionare l’occupazione.
L’eccezione di Pratola Serra
Tra gli stabilimenti Stellantis, quello di Pratola Serra (Avellino) rappresenta un’eccezione positiva. Qui si producono motori diesel per veicoli commerciali, segmento che mantiene una domanda stabile in Europa. Per questa ragione il sito non è coinvolto nella stessa misura nei tagli produttivi che interessano Mirafiori, Melfi o Cassino, e al momento appare “salvato”.
Promesse e realtà
Il Piano Italia firmato a fine 2024 assegna 2 miliardi di investimenti e 6 miliardi di commesse alle aziende italiane della filiera. Tuttavia, i dati restano preoccupanti: negli ultimi cinque anni oltre 6.000 lavoratori hanno lasciato Stellantis con incentivi all’esodo. Urso insiste che nessuna fabbrica chiuderà, ma intanto le linee si svuotano e l’indotto continua a vivere di cassa integrazione.


