L’Agenzia delle Entrate, con la risposta a interpello n. 233/2025, ha chiarito un punto molto discusso: la trattenuta applicata ai dipendenti per gli optional richiesti sull’auto concessa ad uso promiscuo non può abbattere la base imponibile, né fiscale né previdenziale.
Il principio è netto. L’importo sottratto in busta paga per gli accessori va a incidere unicamente sul netto, senza toccare gli imponibili.
A sostegno di questa posizione, l’amministrazione richiama le circolari del Ministero delle Finanze n. 326/1997 e n. 1/2007, che consentono di ridurre il valore imponibile solo se il datore di lavoro richiede un contributo al dipendente per l’uso personale del veicolo, non per optional aggiuntivi.
Optional considerati “neutri”
L’Agenzia precisa che gli accessori montati sull’auto hanno carattere neutrale dal punto di vista fiscale. Non rientrano infatti nel calcolo dei costi convenzionali ACI utilizzati per definire il valore del fringe benefit. Per coerenza, la relativa trattenuta non può quindi ridurre l’imponibile ma deve essere gestita come semplice trattenuta dal netto.
Le conseguenze operative in busta paga
Molte imprese, fino a oggi, avevano trattato la quota degli optional come voce deducibile anche ai fini contributivi e fiscali. Alla luce del nuovo orientamento, i datori dovranno invece adeguare i sistemi di elaborazione dei cedolini paga, evitando che tali importi incidano sugli imponibili.
Effetti su lavoratori e aziende
L’impatto non è trascurabile. Per il dipendente significa un aumento della base contributiva e fiscale, con conseguente maggiore prelievo e netto più basso in busta paga. Parallelamente, cresce anche l’esborso a carico del datore di lavoro: il maggiore imponibile genera infatti contributi aggiuntivi stimabili intorno al 30% della quota non dedotta.
Il chiarimento, pur essendo tecnico, produce quindi un doppio effetto: più oneri per il lavoratore e un aggravio di costo per l’azienda.


