Il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge che reintroduce il 4 ottobre come festa nazionale dedicata a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Dopo il voto della Camera il 23 settembre e l’ok finale della Commissione Affari Costituzionali del Senato, il provvedimento diventerà operativo dal 2026, una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Si tratta di una novità che amplia il calendario delle festività, portandolo oltre le 12 già previste dai contratti collettivi nazionali, tra cui Capodanno, Pasqua, 25 Aprile, 1° Maggio e Natale. A queste si aggiungono le 32 ore di ex festività, riconosciute ai lavoratori come permessi annui retribuiti.
L’impatto nei settori produttivi e i nodi organizzativi
La nuova festività, pur avendo un valore simbolico e culturale, apre interrogativi rilevanti sul piano economico e organizzativo, soprattutto nei comparti industriali dove si lavora a ciclo continuo. In questi contesti, ogni giornata festiva comporta turnazioni straordinarie, maggiorazioni retributive e una riduzione delle ore lavorabili, con effetti diretti sulla produttività.
Casano (Unionmeccanica Torino): “Scelta simbolica, ma economicamente pesante”
In un’intervista esclusiva concessa a TuttoLavoro24.it, Antonio Casano, presidente di Unionmeccanica Torino, ha espresso le proprie perplessità.
“Con il disegno di legge che reintroduce il 4 ottobre come festività nazionale dedicata a San Francesco d’Assisi, il Parlamento ha compiuto una scelta dal forte valore simbolico e culturale. Tuttavia, in un momento storico in cui il Paese è chiamato a rilanciare la produttività, contenere il costo del lavoro e sostenere la competitività delle imprese, questa decisione solleva interrogativi profondi sulla coerenza delle politiche economiche e industriali”, ha dichiarato Casano.
“Più costi, meno ore lavorabili e difficoltà nei turni”
Il presidente di Unionmeccanica Torino ha poi precisato che “il ripristino della festività comporterà: una riduzione del monte ore lavorabile, con impatto diretto sulla capacità produttiva; un aumento degli oneri retributivi, sia per i lavoratori impiegati nei turni festivi (che percepiranno maggiorazioni), sia per quelli non operativi (che riceveranno comunque la retribuzione festiva); una riorganizzazione complessa dei turni, che graverà sulle aziende e sulle strutture operative”.


