Sfuma, almeno per ora, l’ipotesi di una detassazione al 10% sull’Irpef applicata agli aumenti contrattuali.
La misura, che il Ministero del Lavoro aveva ipotizzato di inserire nella Manovra di Bilancio 2025, sembrava destinata a dare ossigeno ai lavoratori e alle imprese alle prese con i rinnovi dei contratti collettivi.
Ma le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, riportate da Il Sole 24 Ore l’11 ottobre, hanno chiuso ogni spiraglio:
“In tema di lavoro non ci sono spazi per la detassazione degli aumenti dei contratti nazionali. Le uniche misure andranno in direzione del rafforzamento della contrattazione di secondo livello, dei fringe benefit e del welfare aziendale”.
Tradotto: niente sconto fiscale per gli aumenti dei CCNL, almeno nella prima versione del disegno di legge di bilancio. La detassazione sarà solo per:
- accordi di produttività sottoscritti al II livello di contrattazione;
- fringe benefit erogati dai datori di lavoro;
- welfare aziendale.
I sindacati avevano chiesto l’intervento a Palazzo Chigi
Il tema era stato posto con forza dai sindacati confederali — Cgil, Cisl e Uil — durante la riunione del 10 ottobre a Palazzo Chigi, alla presenza della premier Giorgia Meloni e dei ministri economici.
La richiesta era chiara: introdurre una tassazione agevolata al 10% sugli aumenti salariali derivanti dai rinnovi contrattuali, per evitare che la gran parte dei benefici negoziati finisca in prelievo fiscale e contributivo.
Ma la spinta alla misura è arrivata anche dal settore metalmeccanico, dove la trattativa per il rinnovo del CCNL Federmeccanica-Assistal riguarda oltre 1,5 milioni di lavoratori.
Fim, Fiom e Uilm: “Così gli aumenti finiscono al fisco”
Nelle scorse settimane Fim, Fiom e Uilm avevano più volte denunciato il rischio che i futuri aumenti salariali venissero erosi dalle tasse.
Le tre sigle chiedevano al Governo di intervenire per alleggerire il peso fiscale e sostenere il potere d’acquisto, già duramente colpito da due anni di inflazione.
Ora, dopo le parole di Giorgetti, la prospettiva cambia radicalmente.
La detassazione dei rinnovi — che avrebbe potuto far crescere il netto in busta paga di centinaia di migliaia di operai e tecnici — non entrerà nella prima versione della Manovra.
Resta da capire se il Parlamento potrà reinserirla in fase di discussione, ma per il momento il verdetto del Mef è chiaro: “la coperta è corta”.


