La Uil lancia l’allarme su un nuovo rischio per la privacy nei luoghi di lavoro. La segretaria confederale Ivana Veronese denuncia “controlli selvaggi” e videocamere che riprendono lavoratori, clienti e passanti senza che questi ne siano consapevoli. Il riferimento è a recenti interventi del Garante della Privacy che hanno fatto emergere casi irregolari in molti negozi.
E ad una proposta di legge del Governo che punta a semplificare la materia. Vediamo i dettagli.
Cosa dice lo Statuto dei Lavoratori
L’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori prevede che gli impianti audiovisivi possano essere installati solo per esigenze organizzative, produttive o di sicurezza, e comunque previo accordo con le rappresentanze sindacali o, in alternativa, con autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro. Le immagini raccolte possono essere utilizzate per finalità disciplinari solo se i lavoratori sono stati informati e se la raccolta è avvenuta nel rispetto della legge.
La proposta del governo
Nel disegno di legge sulle semplificazioni per le imprese, il governo propone di modificare queste regole. L’obiettivo dichiarato è consentire l’uso di strumenti di videosorveglianza ritenuti “utili a garantire o migliorare la salute e sicurezza sul lavoro” senza l’obbligo di accordo sindacale o di autorizzazione ispettiva. Secondo la nuova impostazione, basterebbe fornire un’informativa ai dipendenti. Di fatto, verrebbe meno uno dei principali meccanismi di controllo preventivo previsti dalla normativa vigente.
Le critiche del sindacato
Per la Uil, questa modifica rappresenta una pericolosa apertura a forme di sorveglianza non regolamentate. Veronese sottolinea che il confronto sindacale serve a stabilire limiti chiari: tempi di conservazione delle registrazioni, diritto di accesso alle immagini e utilizzo delle stesse per eventuali procedimenti disciplinari. Eliminare tali passaggi, secondo la sindacalista, “calpesta lo Statuto dei Lavoratori e la privacy”. La Uil chiede che, nella pausa estiva, si rifletta e si elimini dal disegno di legge l’articolo in questione. “Il luogo di lavoro – conclude – non può diventare il grande fratello: la privacy delle persone va rispettata”.


